«Attenzione alle identità I nuovi nomi la sviliscono Creiamo un organo ad hoc»
«Ispirarsi alle Magnifiche Comunità per valorizzare le frazioni associate»
TRENTO Terre d’Adige, Novella, Tre Ville. E ancora: Contà, Sella Giudicarie, Madruzzo. Tra gli aspetti più controversi della riforma degli enti locali, ci sono i nomi assunti dai Comuni nati da fusioni. «Un tema delicatissimo, che non possiamo sottovalutare» — afferma Alberto Sommadossi, presidente del Circolo Michael Gaismayr. Presidente, cosa pensa di questi nuovi nomi?
«La toponomastica è una cosa seria: racconta la nostra storia. Per i nuovi Comuni sono stati scelti nomi fantasiosi e privi di senso senza capire che la cultura identitaria è il bene più prezioso che abbiamo, sopratutto oggi. Non possiamo correre il rischio di perderla. Senza contare che questa è un’ulteriore scorrettezza verso i cittadini». In che senso?
«Gli abitanti di questi Comuni hanno già dovuto, in un certo senso, subire sia le fusioni
che le gestioni associate: è ingiusto chiedere loro anche di riconoscersi in nuovi nomi. Come dicevano i latini: in Nomen Omen».
Quali i nomi che secondo lei rendono meno giustizia alla storia dei singoli territori?
«Ce ne sono diversi, ma tra tutti, direi Pergolese, che fino a qualche anno fa si chiamava Masi di Lasino, nome che ricordava la stretta connessione del territorio con la piana
del Sarca. E poi, il mio stesso Comune, Dro, non è da meno. La prima proposta fatta per il nuovo nome era Alto Garda: così generico da svilire storia, valori e tradizioni». A questo punto cosa si può fare?
«Potrebbe essere utile creare nei nuovi Comuni un organo consultivo per le frazioni associate così che ogni paese possa sentirsi davvero rappresentato. Seguire, insomma, il modello delle “Magnifiche Comunità”. Perché, attenzione: la riforma non è sbagliata, ma bisogna salvaguardare le identità. Così non lo stiamo facendo. E ciò che perdiamo oggi, non lo recuperiamo più». S. P.