Giovane cameriera molestata nel rifugio Accuse confermate
BOLZANO Prosegue il processo a carico del sessantenne, all’epoca dei fatti direttore di un rifugio altoatesino, accusato di aver molestato sessualmente una delle cameriere, di circa trent’anni, in servizio nella struttura durante l’orario di lavoro. Palpeggiamenti, oscenità e angherie che, secondo la Procura, sarebbero andati avanti dal 2013 alla primavera del 2015 e per le quali ora l’uomo è finito a giudizio.
Il collegio, presieduto dalla giudice Carla Scheidle, ha ultimato ieri l’ascolto dei testi citati da accusa e parte civile (la ragazza si è costituita) e procederà ora nel mese di febbraio con l’ascolto dei testimoni chiamati in causa dalla difesa.
Davanti ai giudici hanno quindi sfilato, tra i testimoni, anche altre ex dipendenti del rifugio. Una ragazza, in particolare, oltre a confermare la versione della parte civile, avrebbe inoltre riferito di essere stata presa di mira dall’uomo in alcune occasioni con frasi pesanti e allusive.
L’accusa della Procura è di violenza sessuale, con l’aggravante dell’abuso di relazioni d’ufficio visto che i fatti in oggetto sono stati commessi mentre la ragazza era in servizio.
Anche dalla denuncia sporta presso i carabinieri, sono emersi racconti piuttosto pesanti che, se confermati in sede processuale, farebbero emergere un quadro a tinte decisamente fosche: la giovane, infatti, che già all’epoca era sposata con un uomo che periodicamente prestava servizio presso il rifugio, ha raccontato ai militari di molestie pesanti, continui palpeggiamenti, tentativi di contatto fisico ripetuti e una sequela di frasi allusive e messaggi con chiari riferimenti sessuali anche sui social network.
In un’occasione, come raccontato dalla donna ai carabinieri, il marito avrebbe assistito a uno degli episodi e lo stesso sarebbe poi andato direttamente a chiedere spiegazioni. L’accusato avrebbe però negato tutto.