«Affitti immobiliari, la proroga dei bonus non basta»
Rigotti (Fimaa): «Bilancio 2018, nessun sostegno alla ripresa. Occorre cedolare secca sul commercio»
TRENTO «Se vogliamo veramente investire nel settore immobiliare e agganciare la ripresa non bisogna aumentare le tasse ma ridurle». Severino Rigotti si aspettava di più dalla legge di Bilancio 2018. Il presidente trentino della Federazione italiana mediatori e agenti d’affari (Fimaa) si unisce alla voce del responsabile nazionale Santino Taverna, invocando interventi significativi per il sostegno al settore immobiliare.
«Ci aspettavamo molto di più da questa finanziaria» riprende Rigotti, evidenziando che il governo «si è di fatto limitato a prorogare i bonus fiscali già vigenti», a partire dalla cedolare secca al 10% per i contratti a canone concordato e l’introduzione del bonus verde. «Elementi positivi ma ancora insufficienti» li ha valutati il presidente nazionale Taverna, la cui posizione è pienamente condivisa da Rigotti: «Praticamente non si è fatto nulla, nonostante nel corso degli incontri avvenuti nei mesi scorsi a Roma ci fosse stato assicurato che il tema sarebbe stato preso in considerazione».
Ma quali sono le misure che potrebbero sostenere uno dei settori più duramente colpiti dalla crisi? «Sarebbe stato molto importante, ad esempio, prevedere l’introduzione della cedolare secca anche sulle locazioni commerciali» spiega Rigotti, ritenendo che tale intervento «avrebbe potuto agevolare le locazioni». Sono molte, infatti, le serrande che la crisi ha abbassato in questi anni. «È inevitabile — continua l’agente immobiliare — I proprietari devono abbassare il canone se vogliono riuscire ad affittare il locale, ma allo stesso tempo devono pagare tasse molto elevate, in questo modo nelle loro tasche non resta nulla». In Trentino, come evidenzia lo stesso Rigotti, «stiamo un po’ meglio che altrove», ma nonostante ciò «se volgiamo fare qualcosa per la ripresa del settore dobbiamo renderci conto che non possiamo continuare a prelevare risorse dagli immobili». L’auspicio è dunque che «la cedolare secca possa valere anche per il commercio, almeno quella al 21%».