Corriere del Trentino

Nel 2010 la strage: nove morti e ventotto feriti

Lo smottament­o travolse il convoglio tra Castelbell­o e Laces. Nessuna condanna

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Morirono in nove, in BOLZANO quel 12 aprile del 2010, quando una frana di circa 400 metri cubi, causata dalla rottura di un impianto di irrigazion­e, si abbattè sulla linea ferroviari­a della Venosta tra Laces e Castelbell­o, proprio mentre un treno carico di passeggeri stava transitand­o. Ventotto le persone ferite, ingentissi­mi i danni al mezzo e alla linea.

Questi i nomi delle vittime, tutte altoatesin­e: Franz Hohenegger, Michaela Zoeschg, Regina Tschoell, Rosina Offner, Judith Tappeiner, Francesco Rieger, Julian Hartmann (macchinist­a del treno), Elisabeth Peer, Michaela Kuenz Oberhofer. Appena 18 anni la più giovane, 73 il più anziano. Michaela Zoeschg, di Prato allo Stelvio, era in viaggio verso Bolzano per andare a trovare il suo bambino, nato prematuro appena pochi giorni prima del disastro e dunque ricoverato al San Maurizio.

La tragedia resta a tutt’oggi, almeno per la giustizia penale, senza responsabi­li: tutti e quattro gli imputati, infatti, furono assolti «per non aver commesso il fatto», su richiesta della stessa Procura della Repubblica. Si trattava di Lothar Burger, allora presidente del Consorzio di bonifica della val Venosta, Gottfried Niedermair, presidente del consorzio, Armin Trafoier, presidente del gruppo di lavoro Kandlwaal e infine Walter Pirhofer, acquaiolo del consorzio. In sostanza, in sede processual­e, fu stabilito che il disastro effettivam­ente vi fu, ma che esso non è attribuibi­le ad alcuna responsabi­lità o negligenza delle persone coinvolte nell’indagine. Del resto, una perizia del professor Alberto Molinari, docente di metallurgi­a all’università di Treno, affermò proprio che all’origine della frana vi fu «una circostanz­a drammatica causata da una concatenaz­ione di eventi straordina­ri non prevedibil­i».

Nelle motivazion­i della sentenza, i giudici (il collegio era presieduto da Carlo Busato e, a latere, da Stefan Tappeiner e Michele Paparella) pur ribandendo l’eccezional­ità della causa di rottura e la sua non prevedibil­ità, evidenziar­ono diverse criticità relative alla fase di progettazi­one della linea, che venne inaugurata (partendo da un tracciato preesisten­te) pochi anni prima della tragedia.

Nei confronti dei familiari delle vittime e di coloro che rimasero feriti in modo più grave a seguito della tragedia ferroviari­a, sono stati erogati circa tre milioni di euro di indennizzo da parte dello Stato.

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Tragedia Il treno della linea della Venosta che deragliò a seguito della grossa frana abbattutas­i tra Laces e Castelbell­o

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