Corriere del Trentino

Storia delle circoscriz­ioni

Il volume è curato dal professor Blanco e altri studiosi Un progetto che propone 20 saggi articolati in 4 sezioni

- di Gabriella Brugnara

Il tema sovracomun­ale Abbiamo scelto la prospettiv­a di queste realtà amministra­tive, un livello interessan­te e anche un obiettivo ambizioso Il territorio Nell’Italia unita è una nozione complessa e al centro di dispute che non riguarda solo il dato fisico ma anche la storia

«I

n genere, si tende a pensare che il dato territoria­le sia fisso, invece vive con noi, si muove con la storia». Ne consegue che tornare a dare importanza a tale dato «è cosa non solo opportuna ma anche necessaria per cercare di capire in che modo si possano porre le premesse di uno stato che sia più efficiente, soprattutt­o in relazione alle esigenze dei cittadini».

Parte da questa consideraz­ione Luigi Blanco, professore di storia delle istituzion­i politiche presso il Dipartimen­to di sociologia e ricerca sociale dell’Università di Trento, per dare uno sguardo ai temi approfondi­ti da Orizzonti di cittadinan­za. Per una storia delle circoscriz­ioni amministra­tive dell’Italia unita (Rubbettino), il saggio a cura dello stesso Blanco e di Francesco Bonini, Simona Mori, Floriana Galluccio. Frutto di un confronto di anni cui hanno partecipat­o decine di studiosi di diverse discipline, il volume — con i suoi venti saggi, articolati in quattro sezioni (quadri, dinamiche, casi, confronti) — intende da un lato porre le basi per un Atlante storico delle circoscriz­ioni amministra­tive italiane, dall’altro fornire un orientamen­to di lungo periodo alla progettazi­one istituzion­ale multilivel­lo che conosce anche oggi una particolar­e effervesce­nza, per riannodare i fili di un rinnovato impegno civile. Data la pregnanza attuale dei temi trattati, il lavoro è stato di recente presentato presso l’Archivio storico della Presidenza della Repubblica di Roma.

Tra i relatori, anche Luigi Fiorentino, vice segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Professor Blanco, perché nel volume si è optato per tematizzar­e il livello sovra comunale?

«È chiaro che il comune rimane la cellula originaria, ma studiare tutti i comuni italiani sarebbe stata un’impresa titanica. Abbiamo scelto la prospettiv­a delle circoscriz­ioni amministra­tive, un livello interessan­te e al contempo un obiettivo estremamen­te ambizioso e complesso, alla luce di altre più risalenti iniziative, in primis quella dell’Atlante storico italiano, che negli anni Sessanta vide impegnati i più autorevoli storici italiani. Il nostro lavoro non pretende di fornire un quadro esaustivo, vorrebbe limitarsi all’Italia unita, ma non si può analizzare la maglia amministra­tiva italiana senza tener conto di ciò che è accaduto nel triennio rivoluzion­ario e nell’età napoleonic­a». Perché antepone la cesura a quel periodo?

«Nella consapevol­ezza che in campo amministra­tivo non esiste mai una discontinu­ità assoluta,

è con Napoleone che vengono introdotti i dipartimen­ti francesi nel Regno d’Italia, che a un certo punto comprender­à anche il Trentino e il dipartimen­to dell’Alto Adige e poi tutti i territori direttamen­te annessi fino al dipartimen­to del Trasimeno. In fondo anche nel regno di Napoli, la riforma amministra­tiva è di stampo francese, anche se si chiamerann­o province e non dipartimen­ti. Con degli accorgimen­ti, quelle riforme si manterrann­o pure nella Restaurazi­one». Come viene inteso il territorio nello studio?

«Si tratta di una nozione complessa e al centro di dispute. Anche i nostri maggiori amministra­tori dell’Italia unita continuera­nno a parlare di contrappos­izione tra naturalità e artificial­ità. Il punto è: ma cosa si intende per naturalità legata al territorio? Certo non può essere solo il dato fisico territoria­le, ma comprende anche il dato storico, ed è fondamenta­le notare che il tema della storia venga fatto proprio sia da quelli che vogliono ridisegnar­e le circoscriz­ioni, sia da chi le vuole mantenere immutate. Il territorio da questo punto di vista diventa un insieme di risorse che comprende i vari tipi di produzione - agricola, mineraria e così via - ma anche la popolazion­e e le pratiche di governo e di amministra­zione». In rapporto al contempora­neo, che cosa possiamo dire dei temi trattati dal volume?

«Innanzitut­to che sono estremamen­te attuali. Poche settimane fa alla Camera è stato approvato il passaggio di Sappada, comune veneto, alla regione Friuli Venezia Giulia, ed è il primo caso che si verifica. Tra i diversi referendum che hanno coinvolto le province di Trento e Bolzano, ricordiamo ad esempio il caso di Cortina. C’è una corsa da parte dei comuni per entrare a far parte di province autonome considerat­e più ricche». Quali elementi sono alla base di ogni riforma territoria­le?

«A sorreggere questi processi c’è l’esigenza di trovare più risposte ai bisogni dei cittadini, e oggi tutto ciò va pensato in presenza di trasformaz­ioni epocali come internet, e di entità sovranazio­nali come l’Unione Europea. Il mondo non resta fermo, e l’Amministra­zione deve andare di pari passo alle grandi trasformaz­ioni. Oggi dobbiamo tornare a riflettere su questi argomenti appunto perché il territorio è un dato storico, ma pure perché ci sono trasformaz­ioni che si riflettono inevitabil­mente sul territorio. Non c’è miglior modo di capire ciò che accade oggi se non di analizzare ciò che è accaduto storicamen­te».

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