Corriere del Trentino

Kazuyo, da Osaka alla Haydn «Tre anni proficui, tornerò»

La timpanista giapponese di 33 anni ora è in Germania

- Giancarlo Riccio

Per un intenso periodo e dal 2014, compresi i concerti che hanno attraversa­to ora anno vecchio e anno nuovo, è stata la timpanista dell’orchestra Haydn di Bolzano e Trento, selezionat­a con la consueta severità. E ora Kazuyo Tsunehiro, giapponese di Ibaraki (prefettura di Osaka), 33 anni ancora da festeggiar­e, ha raggiunto di nuovo amici e colleghi musicisti in Germania, dove è approdata 8 anni fa. «Ma prometto di tornare presto in Italia e confido che la Haydn mi convochi ancora per suonare con quelli che sono diventati anche amici. Oppure, chissà che dal conservato­rio di Bolzano mi arrivi un invito» calibra la voce in un tedesco per nulla scolastico. Kazuyo (il nome diviso in Kazu e Yo, un mondo) ha iniziato a studiare percussion­i a 13 anni. Poi è toccato alla Letteratur­a mentre entrava in alcune orchestre universita­rie tedesche. Nelle sue specializz­azioni ha vinto premi e concorsi. Dal 2014, la Haydn. Kazuyo, dove e quali discipline ha studiato?

«In Giappone, Scienze culturali e poi, privatamen­te, pianoforte e percussion­i. Poi, Musica in una scuola superiore in Germania». Che cosa significa per lei suonare con la Haydn?

«Una grande gioia e una grossa chance profession­ale. Si tratta di esperienze molto diverse da quelle già vissute in Germania. I musicisti, la mentalità, l’atmosfera». Quali strumenti suona?

«Percussion­i. Che vuol dire tanti strumenti diversi: timpani, marimba, vibrafono, e poi conga, djembe. Ho anche

imparato a suonare il piano».

Che idea si è fatta della cultura giapponese quando incontra quella mitteleuro­pea?

«Difficile da dire. Certo, capisco di più il mio Giappone da quando vivo in Europa. E so valutare meglio le vicinanze e le distanze delle cose. In ogni caso, penso sempre, ancora, che cosa è “giapponese” e che cosa è invece “europeo”. Del resto, ho ancora tanto da capire di me stessa e individuar­e quali influssi giapponesi mi hanno o meno segnata».

C’è qualcosa a Bolzano e in Sudtirolo che le ricordano il Giappone?

«La natura, le montagne, i fiumi. La mia patria giapponese è un po’ come Bolzano e dunque vi ho vissuto bene e spero di tornare. Anche perché la natura è una grande ispirazion­e per me. E mi rende libera».

Ora è tornata in Germania dove suonerà in ensemble e in orchestre.

«Spesso in contesti di musica da camera, molto rivalutata proprio in Sudtirolo». Quali generi musicali sono

i più ascoltati in Giappone?

«Non sono aggiornata, purtroppo. Ma so che la pop music va per la maggiore. E che molti giovani ascoltano e suonano il Classico».

Quale opinione ha di Ryuichi Sakamoto, splendido sessantase­ienne musicista, noto e stimato anche da noi?

«Mi piace la sua musica. Ha scritto così tanti brani, anche con musicisti diversi e guardando alla musica del mondo. Ciò nonostante nella sua musica ci sono sempre anche “colori” giapponesi. E questa commistion­e la trovo fantastica. Tanto che io stessa ho suonato in pubblico suoi pezzi con marimba e vibrafono»

L’ensemble regionale Suonare nell’orchestra è stata una grande chance Bolzano mi piace, è simile alla mia patria

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