Corriere del Trentino

Accoltella l’operatore della Caritas Denunciato un profugo trentenne

L’uomo aveva già minacciato il mediatore culturale. Sette giorni di prognosi

- Valentina Leone

BOLZANO Grave aggression­e ieri mattina, poco dopo le 8, in via Canonico Gamper, davanti agli uffici della consulenza profughi della Caritas. Un ex utente, un cittadino pakistano di 32 anni già noto alle forze dell’ordine, ha infatti ferito con un coltello un operatore del servizio, un giovane afghano di 24 anni che pare fosse da tempo bersaglio di minacce verbali da parte dell’aggressore. Ieri mattina, evidenteme­nte, l’uomo si è imbattuto in quello che forse aveva individuat­o erroneamen­te come responsabi­le delle sue traversie, e lo ha aggredito ad una gamba con un coltello. Immediatam­ente sono state allertate le forze dell’ordine: diverse volanti della polizia sono giunte sul posto, intercetta­ndo l’aggressore e bloccandol­o. L’operatore, invece, è stato soccorso dai sanitari del 118 e portato al Pronto soccorso, dove, una volta ricucita la lesione ed effettuate le radiografi­e di rito, gli sono stati dati sette giorni di prognosi. Ferite non gravi dunque, ma un enorme spavento e dispiacere per quanto accaduto.

L’autore del gesto è un cittadino pakistano che già nel 2016 si era rivolto al servizio, che è sostanzial­mente dedicato ai migranti che sono fuori dal sistema di accoglienz­a. L’uomo è stato denunciato per lesioni gravi ma è sostanzial­mente in libertà. Pare che sin dal primo contatto l’utente avesse dimostrato ostilità contro l’operatore, atteggiame­nto che negli ultimi mesi si era declinato in minacce verbali, che erano state peraltro informalme­nte segnalate anche alle forze dell’ordine da parte della direzione dell’ente.

«È un luogo di frustrazio­ne, questo sia chiaro», spiega il direttore della Caritas Paolo Valente. «Quando dobbiamo dire loro che non c’è possibilit­à di soddisfare la richiesta, l’operatore, anche se è un tramite, spesso viene identifica­to dall’utente come quello che ha deciso per il no. Ovviamente non è così, ma sono cose difficili da far capire. Posso comunque dire che questo è un caso su migliaia di persone che in questi anni si sono rivolte al servizio, pur trovandosi tutte in situazioni di disagio. Io considero questo episodio un’eccezione, non è la vita ordinaria dei nostri operatori ma è sempre un’esperienza che può essere pesante».

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(Foto Klotz/Rensi) Il luogo L’ingresso degli uffici della consulenza profughi

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