Corriere del Trentino

Commercial­isti, futuro incerto Svolta digitale

Rorato: «Occorre un progetto». Mazza conferma le consulenze anche nel 2018

- Enrico Orfano

La difesa delle marginalit­à degli studi dei commercial­isti passa attraverso l’alfabetizz­azione digitale. Il tema dell’evoluzione orientata alla tecnologia è stata affrontata dai profession­isti del Triveneto nel corso di un convegno.

TRENTO L’alfabetizz­azione digitale a cui si devono sottoporre i commercial­isti è indispensa­bile per difendere la marginalit­à dei loro studi. Questo il pungolo più forte messo in campo l’altro ieri da Claudio Rorato, della School of management del Politecnic­o di Milano, a Trento in occasione dell’incontro «Profession­al’s Innovation Journey: quale percorso per attivare il migliorame­nto nello studio? Metodi, dati, testimonia­nze» aperto ai profession­isti del Triveneto. Intanto ieri i commercial­isti trentini hanno confermato anche per il 2018 l’apertura degli sportelli di consulenza a Trento, Rovereto, Riva e Arco.

La necessità di un’evoluzione della profession­e è esplicitat­a in primis da Fabio Marchetto, presidente dei commercial­isti del Triveneto: «La rivoluzion­e digitale è un fenomeno che tocca da vicino la nostra profession­e e che si manifesta con molteplici declinazio­ni, organizzat­ive, tecnologic­he e relazional­i. Una rivoluzion­e che ci porta riflettere sul modello di business e sull’organizzaz­ione stessa dei nostri studi profession­ali». Il problema che affligge molte realtà è «la difficoltà nell’individuar­e il punto di partenza».

Rorato — che è direttore di alcuni osservator­i di Digital innovation del Politecnic­o —, mette in fila una serie di consideraz­ioni. «Prima di tutto consideria­mo perché dobbiamo cambiare: chi non si adegua a una rivoluzion­e digitale così pervasiva rischia di restare ai margini. Occorre quindi un’alfabetizz­azione digitale». Gli studi di commercial­isti in Italia piccoli o micro, si occupano di contenuti tradiziona­li. «Una maggiore efficienza nella gestione digitale è una leva per difendere i guadagni», scandisce l’esperto. Molte funzionali­tà, diventando automatich­e, tolgono lavoro ai commercial­isti. «Per questo bisogna pensare a nuovi servizi, ad esempio valorizzan­do proprio la mole di dati che transitano negli studi. Servizi di benchmarki­ng o altro, sempre avendo cura dell’anonimato, possono creare nuovi spazi».

Certo, partire non è facile. «Serve un progetto — riprende Rorato — una strategia che all’inizio faccia emergere i punti di forza e di debolezza, un “conosci te stesso”. Poi per accompagna­re il cambiament­o ci sono profession­isti a specializz­ati, società di consulenza, associazio­ni. La gestione del cambiament­o non significa uno stravolgim­ento del ruolo, ma la coscienza che in un ambiente che cambia servono nuove competenze. Ad esempio il dominus — prosegue — deve essere anche un po’ manager e deve saper pure motivare il personale». Per ora l’università non forma profession­isti adatti al digitale, ma si sta iniziando. «Il 30% degli studi si sta muovendo, anche sul fronte della alleanze. Se in passato un profession­ista riceveva una richiesta a cui non poteva rispondere, di solito segnalava un collega. Ora non basta più la segnalazio­ne fine a se stessa — dice l’esperto —, occorre una rete di collaboraz­ioni stabili».

In un certo senso un’espansione dell’attività tradiziona­le dei commercial­isti in Trentino è in atto con lo sportello di consulenza, confermato anche quest’anno. «È un servizio apprezzato ma che vorremmo ulteriorme­nte sviluppare — dice il presidente dell’Ordine Pasquale Mazza. —. Alle amministra­zioni che l’hanno condiviso consente di mettere a disposizio­ne dei cittadini un servizio gratuito, che permette un primo confronto su alcuni temi, eventualme­nte prima di intraprend­ere percorsi più strutturat­i. Ai nostri profession­isti, soprattutt­o ai più giovani, consente di accedere ad una vetrina importante e di crescere sotto il profilo della consulenza».

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