Commercialisti, futuro incerto Svolta digitale
Rorato: «Occorre un progetto». Mazza conferma le consulenze anche nel 2018
La difesa delle marginalità degli studi dei commercialisti passa attraverso l’alfabetizzazione digitale. Il tema dell’evoluzione orientata alla tecnologia è stata affrontata dai professionisti del Triveneto nel corso di un convegno.
TRENTO L’alfabetizzazione digitale a cui si devono sottoporre i commercialisti è indispensabile per difendere la marginalità dei loro studi. Questo il pungolo più forte messo in campo l’altro ieri da Claudio Rorato, della School of management del Politecnico di Milano, a Trento in occasione dell’incontro «Professional’s Innovation Journey: quale percorso per attivare il miglioramento nello studio? Metodi, dati, testimonianze» aperto ai professionisti del Triveneto. Intanto ieri i commercialisti trentini hanno confermato anche per il 2018 l’apertura degli sportelli di consulenza a Trento, Rovereto, Riva e Arco.
La necessità di un’evoluzione della professione è esplicitata in primis da Fabio Marchetto, presidente dei commercialisti del Triveneto: «La rivoluzione digitale è un fenomeno che tocca da vicino la nostra professione e che si manifesta con molteplici declinazioni, organizzative, tecnologiche e relazionali. Una rivoluzione che ci porta riflettere sul modello di business e sull’organizzazione stessa dei nostri studi professionali». Il problema che affligge molte realtà è «la difficoltà nell’individuare il punto di partenza».
Rorato — che è direttore di alcuni osservatori di Digital innovation del Politecnico —, mette in fila una serie di considerazioni. «Prima di tutto consideriamo perché dobbiamo cambiare: chi non si adegua a una rivoluzione digitale così pervasiva rischia di restare ai margini. Occorre quindi un’alfabetizzazione digitale». Gli studi di commercialisti in Italia piccoli o micro, si occupano di contenuti tradizionali. «Una maggiore efficienza nella gestione digitale è una leva per difendere i guadagni», scandisce l’esperto. Molte funzionalità, diventando automatiche, tolgono lavoro ai commercialisti. «Per questo bisogna pensare a nuovi servizi, ad esempio valorizzando proprio la mole di dati che transitano negli studi. Servizi di benchmarking o altro, sempre avendo cura dell’anonimato, possono creare nuovi spazi».
Certo, partire non è facile. «Serve un progetto — riprende Rorato — una strategia che all’inizio faccia emergere i punti di forza e di debolezza, un “conosci te stesso”. Poi per accompagnare il cambiamento ci sono professionisti a specializzati, società di consulenza, associazioni. La gestione del cambiamento non significa uno stravolgimento del ruolo, ma la coscienza che in un ambiente che cambia servono nuove competenze. Ad esempio il dominus — prosegue — deve essere anche un po’ manager e deve saper pure motivare il personale». Per ora l’università non forma professionisti adatti al digitale, ma si sta iniziando. «Il 30% degli studi si sta muovendo, anche sul fronte della alleanze. Se in passato un professionista riceveva una richiesta a cui non poteva rispondere, di solito segnalava un collega. Ora non basta più la segnalazione fine a se stessa — dice l’esperto —, occorre una rete di collaborazioni stabili».
In un certo senso un’espansione dell’attività tradizionale dei commercialisti in Trentino è in atto con lo sportello di consulenza, confermato anche quest’anno. «È un servizio apprezzato ma che vorremmo ulteriormente sviluppare — dice il presidente dell’Ordine Pasquale Mazza. —. Alle amministrazioni che l’hanno condiviso consente di mettere a disposizione dei cittadini un servizio gratuito, che permette un primo confronto su alcuni temi, eventualmente prima di intraprendere percorsi più strutturati. Ai nostri professionisti, soprattutto ai più giovani, consente di accedere ad una vetrina importante e di crescere sotto il profilo della consulenza».