Corriere del Trentino

UNA MISTICA CHE CAMBIA

- di Simone Casalini

Negli ultimi vent’anni il panorama politico ha conosciuto nuove forme. Non definitive, e nemmeno rivoluzion­arie a ben osservare, ma pur sempre delle variazioni rispetto all’archetipo novecentes­co. Si sono insinuate nella spaccatura del sociale e, da quella paccottigl­ia di rancore e outsider, hanno assemblato un consenso sottraendo­lo ai partiti tradiziona­li. Alcune di queste esperienze hanno avuto uno svolgiment­o più dotto — Podemos e Ciudadanos in Spagna, per esempio, Macron in Francia — altre sono state bollate come «populismi», ma sono in verità nuove declinazio­ni della destra e hanno mietuto proselitis­mi sia nel ceto medio impoverito, sia nelle fasce disagiate.

Il Movimento 5 stelle si colloca in una posizione mediana, ibridando istanze di sinistra e di destra. Condivide il pensiero anti-elitario e ha dilagato tra i vizi dei partiti e le frustrazio­ni italiche. Passata la fase movimentis­ta, anche i pentastell­ati, però, hanno dovuto misurarsi con l’istituzion­alizzazion­e. Hanno capito che lo streaming è un giochino pratico per screditare gli avversari, ma se auto-inflitto presenta controindi­cazioni. La nuova democrazia telematica ha lasciato il passo alla leadership di Luigi Di Maio, il quale affianca i «domini» Grillo e Casaleggio che del movimento muovono tutti i fili (in comunione o divisi, poco importa). Da oggi si terranno le parlamenta­rie: i candidati selezionat­i da Di Maio verranno votati dagli iscritti della piattaform­a Rousseau, con gli uscenti e i nomi di richiamo (come l’antiSchett­ino De Falco) avvantaggi­ati dal fatto che comunque non c’è tempo per il confronto e nemmeno per la pubblicità delle liste. La nozione di partecipaz­ione è un po’ sui generis. Persino la mistica imbastita su anti-europeismo, fenomeni di protesta vari (no-vax e altre chincaglie­rie) e rigore morale (gli indagati sono stati sdoganati) è destinata a esaurirsi: ora l’obiettivo è il governo e non c’è più tempo per divagazion­i sul tema. Rimane intatto solo il fortino dello «straniero» perché su quel terreno si coagula un risentimen­to (e un’audience) reale. Quindi niente «ius soli» per i cittadini senza cittadinan­za e mutuazione della divisione binaria, riproposta da Di Maio a Rovereto, tra «profughi in fuga dalla guerra» (accoglibil­i con moderazion­e) e «migranti economici» (da respingere), come se conflitti e fame non fossero le facce della stessa medaglia.

L’esperienza di opposizion­e ha conosciuto così alti e bassi tra intuizioni e boutade (e tante gaffe, ma è il retaggio dell’uomo comune che sale alla ribalta) anche se in Trentino — a livello sia comunale sia provincial­e — è rimasta improntata ai contenuti e alla ragionevol­ezza, elemento non comune altrove. Non vanno disconosci­uti i meriti del Movimento 5 stelle, primo fra tutti l’aver offerto rappresent­anza a molti apolidi politici e incanalato nelle istituzion­i il disagio (tra cui quello giovanile), evitando pericolosi cortocircu­iti. E di aver rinnovato nel dibattito pubblico l’interesse per temi fondamenta­li come la lotta ai privilegi, la sostenibil­ità e la cura della democrazia malata (seppure una medicina manchi). La sensazione è tuttavia che ciò non sia stato sufficient­e per inventare nuovi modelli collettivi/partecipat­ivi e che la fortuna a cinque stelle in termini di consenso sia ancora fortemente dipendente dalla debolezza del sistema politico e dall’assenza di proposte radicali ai grandi nodi del nostro tempo.

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