La Catedral di Guerrero «Ballo il dolore e la vita»
Lo spettacolo di flamenco al Comunale di Bolzano
Promette di infiammare il Teatro Comunale lo spettacolo di domani alle 20.30 a Bolzano per la stagione Indanza. Attesa sul palco è Patricia Guerrero, danzatrice di flamenco e star di questa disciplina con il suo monumentale spettacolo Catedral che accosta i movimenti e canti del flamenco alla fede religiosa, ma anche a rituali e strutture patriarcali, da cui la danza simbolicamente libera. Con la bailaora, che oggi a Rovereto tiene uno stage per il CID, ci saranno sul palco altre tre danzatrici, i musicisti e due cantanti lirici.
Patricia Guerrero, nel suo spettacolo Catedral la coreografia suggerisce la liturgia di un rito religioso, come mai questa scelta?
«La vita in generale, anche se a volte non ce ne accorgiamo, è piena di rituali per arrivare a capo di qualsiasi azione anche la più semplice. In Catedral usiamo la preghiera come rito coreutico per esprimere questa sottomissione e adattamento continuo. Nello spettacolo ambientato in una chiesa simboleggiata da un colonnato, candele e incenso, rappresentiamo con la danza il dolore per il peccato e contemporaneamente il passaggio verso la liberazione». Quando e dove ha cominciato a ballare il flamenco?
«Ho iniziato da piccola grazie a mia madre, anche lei ballerina, lei mi ha insegnato ad amare e rispettare quest’arte. Mi ha introdotto al flamenco e ha visto in me il talento e che mi piaceva molto. Dopo, come qualcosa di naturale, da sola mi sono buttata nel flamenco e ho continuato a studiare e ho fatto carriera sapendo sempre quale era la mia professione e chi ero».
Cos’è per lei la danza?
«La danza è stata la mia ispirazione e hobby sin da piccola. Tutti i tipi di danza mi piacevano e pure venendo dal flamenco ho provato a seguire altre discipline. Il mio corpo mi invita a ballare e la sua maniera naturale è il flamenco, ma con uno spirito inquieto e senza volermi perdere altre esperienze».
Cos’è il flamenco per lei?
«È una forma d’espressione artistica, si esprime principalmente attraverso il canto, il ballo e la chitarra. Uno arriva a integrare il flamenco nella sua vita senza accorgersene, è una maniera diversa d’intendere la musica, il ritmo e l’espressione del flamenco che viene dalle radici della nostra cultura matura con gli anni di apprendimento».
In questo spettacolo ha lavorato col regista Juan Dolores Caballero.
«Juan Dolores è stato un direttore che mi ha insegnato molto non solo in quest’opera ma anche in generale, nella mia danza e nel mio modo di esprimermi. Ha dei codici scenici che con i miei hanno fatto di Catedral uno spettacolo completo e che mi ha portato a raggiungere un’intesa col pubblico. Per la mia nuova produzione conto su di lui, con la sua conoscenza scenica, teatrale e della danza».
Sul palco con lei ci sono tre ballerine della sua compagnia, cosa pretende da loro?
«Sono ballerine professioniste e molto brave. A loro chiedo sempre di immedesimarsi nel ruolo e la massima concentrazione per un’interpretazione impeccabile».
Coreografia Usiamo la preghiera come un rituale ambientato in chiesa La danza È sempre stata la mia ispirazione che ho ereditato da mia madre