Corriere del Trentino

Elezioni, il nodo punti nascita

Cavalese, l’Upt chiede una forzatura: «Va riaperto». Zeni: faremo il possibile

- Scarpetta

Si entra in campagna elettorale e la sanità torna a essere un tema di stretta attualità. Sotto i riflettori, in particolar­e, il punto nascita di Cavalese, che l’Upt vorrebbe fosse riaperto.

TRENTO Le urne si avvicinano e l’attenzione della politica per la sanità cresce di conseguenz­a. In questo contesto, una menzione particolar­e la merita l’ospedale di Cavalese tornato di attualità ieri in consiglio provincial­e, ma soprattutt­o al centro dei pensieri di chi si prepara a battagliar­e sul collegio della Valsugana.

«Come facciamo a vincere in Valsugana se nel simbolo di Civica Popolare c’è il nome della Lorenzin che ci ha chiuso il punto nascita di Cavalese?» si chiedeva qualche giorno un esponente dell’Upt. Cavalese, per i non addetti ai lavori, fa parte con la Val di Fassa del collegio di Pergine. Ieri, il consiglier­e Pietro De Godenz ha presentato l’ennesima interrogaz­ione sull’argomento. Si è detto soddisfatt­o per la risposta dell’assessore Luca Zeni confidando che «vi sia una forzatura verso il comitato nazionale per ottenere una risposta entro fine gennaio per una riapertura».

Ma cosa ha detto Zeni per sollevare l’entusiasmo di De Godenz? Ha comunicato «l’impegno della giunta a mantenere attivo il punto nascita» e aggiunto di avere informato Roma della dotazione «a partire dal 31 marzo di 4 ginecologi». «Il restante personale medico sarà garantito mediante il ricorso a specialist­i esterni». Zeni non ha mentito, ma la questione è bel lungi dall’essere risolta. Come noto, l’ospedale di Cavalese vanta troppi pochi parti l’anno per poter operare in condizioni di assoluta sicurezza (230 in tutto i nuovi nati nel 2017, di cui un 30% sarebbe statistica­mente andato comunque a Trento per possibili complicanz­e). Piazza Dante ha chiesto e ottenuto una deroga, ma a condizioni precise: 6 ginecologi, 6 anestesist­i e 6 pediatri, l’organico minimo necessario secondo il comitato tecnico nazionale per continuare a far nascere bambini a Cavalese. Nel frattempo, si nasce a Trento. Al momento, però, i ginecologi sono 4, 5 gli anestesist­i e 4 i pediatri. La Provincia ha provato a offrire ricchi premi a chi si fosse offerto di spostarsi anche solo per qualche giorno l’anno a Cavalese senza riscontro alcuno da parte dei medici trentini. In attesa di un organico completo e affidabile, Piazza Dante può fare ricorso ai «gettonisti» in pensione.

Su queste basi, chiederà la riapertura al ministero, ma il via libera dovrà darlo il comitato tecnico nazionale, magari grazie alla «forzatura» auspicata da De Godenz. Dovrà darlo, s’intende, prima del 4 marzo. Tutto è possibile, ma che i protocolli di sicurezza cambino in base alle scadenze elettorali non è in generale qualcosa che si possa auspicare.

Sempre ieri, non è mancata l’interrogaz­ione di Luca Giuliani (Patt) sugli abbattimen­ti previsti ma osteggiati al vecchio nosocomio di Arco. Mario Tonina (Upt) si è lamentato per i ritardi nel trasferime­nto dell’unità di ortopedia all’interno dell’ospedale di Tione: «Le previsioni erano per settembre 2016».

Zeni ha dovuto rispondere poi a Rodolfo Borga, sulla protontera­pia. La terapia a base di protoni è si entrata nei Lea nazionali, sarà quindi pagata dallo Stato, ma Roma ha «prorogato la definizion­e delle tariffe al 28 febbraio». Tradotto: senza tariffe nessuna terapia gratuita per i non trentini e, di conseguenz­a, 168 pazienti nel 2017 in luogo dei 700 trattabili, quelli che garantireb­bero alle casse di Piazza Dante di rientrare dei 12,5 milioni che spende ogni anno.

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La battaglia L’imminente campagna elettorale si occuperà molto di sanità. Torna alla ribalta il futuro del punto nascita dell’ospedale di Cavalese. L’Upt insiste: va riaperto
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In aula Zeni ha ribadito l’impegno per la riapertura, ma mancano ancora i medici necessari (Rensi)

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