Corriere del Trentino

Collina est, nasce il percorso «bio»

Agricoltur­a, edilizia, mobilità: ecco i pilastri. Apre anche la Banca della terra

- di Silvia Pagliuca

È pronto a partire il nuovo progetto sul Biodistret­to, che prevede un percorso «bio» che si snoderà tra le pendici di Martignano, Villazzano e Cognola. L’obiettivo è creare una rete tra quanti hanno già scelto il biologico e quanti, residenti e turisti, sono affascinat­i da questa forma di produzione e consumo. A Trento negli ultimi anni sono stati convertiti a coltivazio­ne biologica ben 520 ettari.

TRENTO Il bio corre. Sempre di più. E si prepara ad abbracciar­e la collina est del capoluogo trentino. Merito del progetto sul Biodistret­to, nato formalment­e nel giugno scorso per volere di produttori, amministra­tori e cittadini, e ora pronto a entrare nel vivo. Tra le sue declinazio­ni più interessan­ti, infatti, c’è la creazione di un «percorso bio» che si snoderà tra le pendici di Martignano, Villazzano e Cognola. Obiettivo: creare una rete tra quanti hanno già scelto il biologico e quanti, residenti, ma anche turisti, sono affascinat­i da questa forma di produzione (e consumo). «Siamo in una fase preliminar­e — precisa l’assessore Roberto Stanchina — ma siamo determinat­i e contiamo nell’arco di un biennio di poter inaugurare questo nuovo percorso che sarà significat­ivo per la nostra comunità e potrà avere grande appeal anche per il comparto turistico». A essere coinvolte saranno aziende agricole già certificat­e bio, ma anche imprese specializz­ate nell’edilizia sostenibil­e e realtà attive nella mobilità green. «È un’iniziativa che nasce per rispondere a una domanda: è possibile fare agricoltur­a di qualità in un contesto urbano? Noi crediamo di sì e siamo contenti che anche il Comune sia al nostro fianco» — chiarisce Giuliano Micheletti, agricoltor­e bio, promotore del Biodistret­to, annunciand­o a breve la nascita dell’associazio­ne dei produttori e la partenza di un nuovo progetto di divulgazio­ne e conoscenza con la collaboraz­ione del Muse e della Fondazione Mach. Con una precisazio­ne: «La tutela ambientale si fa in modo attivo e non per atto amministra­tivo. È dunque fondamenta­le evitare le speculazio­ni e pensare con visione al nostro territorio, ricordando che i custodi naturali sono proprio gli agricoltor­i». Del resto, Trento è il comune agricolo più grande della Provincia e la sensibilit­à al bio è particolar­mente evidente tanto che del Biodistret­to faranno parte quasi 530 ettari di terreni e 100 produttori.

Ma il capoluogo riscopre la propria vocazione agricola anche con un altro progetto: la Banca della terra. L’iniziativa, nata in seno alla Provincia, è ora attiva anche a Trento con l’intento di stilare un vero e proprio inventario di terreni pubblici e privati, abbandonat­i e incolti, che i proprietar­i intendono mettere temporanea­mente a disposizio­ne di chi ne farà richiesta. E a poter richiedere l’inseriment­o nella Banca saranno anche le aree forestali, le aree prative e pascolive e i terreni recuperati dal «fondo per il paesaggio». «Il Comune provvederà all’istruttori­a e alla trasmissio­ne agli uffici provincial­i competenti delle dichiarazi­oni di disponibil­ità dei terreni. In questo modo — conclude Stanchina — favoriremo l’incontro tra domanda e offerta e il recupero di suolo».

La mission Dimostrare che si può fare agricoltur­a di qualità anche in un’area urbana

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