Collina est, nasce il percorso «bio»
Agricoltura, edilizia, mobilità: ecco i pilastri. Apre anche la Banca della terra
È pronto a partire il nuovo progetto sul Biodistretto, che prevede un percorso «bio» che si snoderà tra le pendici di Martignano, Villazzano e Cognola. L’obiettivo è creare una rete tra quanti hanno già scelto il biologico e quanti, residenti e turisti, sono affascinati da questa forma di produzione e consumo. A Trento negli ultimi anni sono stati convertiti a coltivazione biologica ben 520 ettari.
TRENTO Il bio corre. Sempre di più. E si prepara ad abbracciare la collina est del capoluogo trentino. Merito del progetto sul Biodistretto, nato formalmente nel giugno scorso per volere di produttori, amministratori e cittadini, e ora pronto a entrare nel vivo. Tra le sue declinazioni più interessanti, infatti, c’è la creazione di un «percorso bio» che si snoderà tra le pendici di Martignano, Villazzano e Cognola. Obiettivo: creare una rete tra quanti hanno già scelto il biologico e quanti, residenti, ma anche turisti, sono affascinati da questa forma di produzione (e consumo). «Siamo in una fase preliminare — precisa l’assessore Roberto Stanchina — ma siamo determinati e contiamo nell’arco di un biennio di poter inaugurare questo nuovo percorso che sarà significativo per la nostra comunità e potrà avere grande appeal anche per il comparto turistico». A essere coinvolte saranno aziende agricole già certificate bio, ma anche imprese specializzate nell’edilizia sostenibile e realtà attive nella mobilità green. «È un’iniziativa che nasce per rispondere a una domanda: è possibile fare agricoltura di qualità in un contesto urbano? Noi crediamo di sì e siamo contenti che anche il Comune sia al nostro fianco» — chiarisce Giuliano Micheletti, agricoltore bio, promotore del Biodistretto, annunciando a breve la nascita dell’associazione dei produttori e la partenza di un nuovo progetto di divulgazione e conoscenza con la collaborazione del Muse e della Fondazione Mach. Con una precisazione: «La tutela ambientale si fa in modo attivo e non per atto amministrativo. È dunque fondamentale evitare le speculazioni e pensare con visione al nostro territorio, ricordando che i custodi naturali sono proprio gli agricoltori». Del resto, Trento è il comune agricolo più grande della Provincia e la sensibilità al bio è particolarmente evidente tanto che del Biodistretto faranno parte quasi 530 ettari di terreni e 100 produttori.
Ma il capoluogo riscopre la propria vocazione agricola anche con un altro progetto: la Banca della terra. L’iniziativa, nata in seno alla Provincia, è ora attiva anche a Trento con l’intento di stilare un vero e proprio inventario di terreni pubblici e privati, abbandonati e incolti, che i proprietari intendono mettere temporaneamente a disposizione di chi ne farà richiesta. E a poter richiedere l’inserimento nella Banca saranno anche le aree forestali, le aree prative e pascolive e i terreni recuperati dal «fondo per il paesaggio». «Il Comune provvederà all’istruttoria e alla trasmissione agli uffici provinciali competenti delle dichiarazioni di disponibilità dei terreni. In questo modo — conclude Stanchina — favoriremo l’incontro tra domanda e offerta e il recupero di suolo».
La mission Dimostrare che si può fare agricoltura di qualità anche in un’area urbana