Legno mappato Nel mirino i tagli illegali
La sinergia Mach-Caritro. Camin: usato il sistema degli isotopi
La fondazione Edmund Mach, con il contributo della fondazione Caritro, ha condotto un progetto per realizzare una carta d’identità chimico-fisica per il legno trentino, riconoscibile ovunque.
Una carta d’identità chimico-fisica per il legno trentino. È questa la scommessa, vinta, del progetto Treti-Trentino Timber Isotopes, condotto dalla Fondazione Edmund Mach con il contributo della Fondazione Caritro. Un finanziamento di circa 40.000 euro ha permesso ai due capofila del progetto, la dottoressa Federica Camin per la Fondazione Mach e il ricercatore in scienze forestali Yuri Gori, di elaborare un metodo scientifico basato sull’analisi dei rapporti isotopici in grado di identificare la provenienza del legname trentino.
«Fondazione Mach ha un’esperienza di circa 30 anni nell’ambito della tracciabilità dell’origine geografica degli alimenti — ha spiegato Federica Camin — Grazie alla ricerca sugli isotopi stabili di bioelementi è infatti possibile determinare con precisione la provenienza geografica di un dato prodotto. Abbiamo applicato questa tecnologia al legno trentino, implementando una ricerca che si è focalizzata soprattutto sugli isotopi di idrogeno e ossigeno nel legno di abete rosso. I risultati, dipendenti dalle specifiche caratteristiche climatiche e geografiche nelle quali è cresciuta la pianta, permettono di mappare il legno trentino con precisione di valle in valle».
Il metodo, specifica ancora Camin, deve essere messo a punto con una verifica a livello nazionale e internazionale, ma apre già interessanti applicazioni. Prima di tutto l’ipotesi di una certificazione su base territoriale che testimonia insindacabilmente il luogo di origine del legno. Questa prima applicazione va nella direzione della valorizzazione del prodotto locale. Al momento le certificazioni internazionali forestali esistenti, la Pefc e la Fsc, controllano principalmente le metodologie di abbattimento e la filiera di distribuzione, con un particolare focus sulla gestione sostenibile delle foreste. Francesco Dellagiacoma, vicepresidente vicario Pefc-Italia, ha confermato: «Questa ricerca getta la basi per l’elaborazione di una certificazione con basi fisiche e geografiche, per la quale finora non esisteva la possibilità in termini tecnici e di strumentazione».
Ulteriore applicazione dei risultati della ricerca è la possibilità di eseguire controlli di verifica e ispezione della provenienza geografica dal basso, ovvero dal consumatore finale. Per entrambe queste ipotesi l’implementazione è ancora a venire e subordinata alla possibilità di nuovi finanziamenti. Anche il forestale Nicola La Porta della Fondazione Edmund Mach ha espresso soddisfazione: «Questa ricerca permette di tracciare in maniera sicura l’origine, e di conseguenza la qualità, della materia prima trentina. Parlando di legnami temperati — abete rosso, pio silvestre, faggio e abete bianco — in Trentino solo il 20% del materiale lavorato in regione proviene dal taglio di foreste locali, che producono circa 500.000 metri cubi di legname grezzo all’anno. Il restante 80% proviene dall’importazione, prevalentemente da Russia, Ucraina, Bulgaria e Romania, ma anche da Austria, Canada e Scandinavia, con costi molto diversi. Questa ricerca pone le basi per contrastare il fenomeno dei tagli illegali, pratica diffusa nei paesi dell’Europa orientale, i cui prodotti riescono a entrare nelle attuali filiere commerciali».
Il direttore generale di Fondazione Caritro, Filippo Manfredi, ha espresso la sua soddisfazione per il progetto, ricordando alcuni numeri: nel corso delle scorse tre annualità la Fondazione ha avuto modo di finanziare un totale di 27 progetti, coinvolgendo circa 180 realtà e investendo nel lavoro di 60 giovani ricercatori.
Dellagiacoma «Gettate le basi per l’elaborazione di una certificazione con basi fisiche e geografiche» La Porta «Aiuterà a contrastare il fenomeno dei tagli illegali, pratica diffusa nell’Europa orientale»