Corriere del Trentino

Roverè, incendi dolosi Pompiere condannato

Contestati tre episodi, condannato per uno

- D. R.

È stato condannato a due anni, pena sospesa, il giovane pompiere di Roverè della Luna coinvolto nell’indagine sui roghi dolosi divampati in paese tra l’estate del 2016 e febbraio del 2017. Il gup Marco La Ganga ha condannato Thomas Ferrari solo un episodio, l’incendio di un deposito agricolo e ha assolto per gli altri due. La difesa farà appello.

TRENTO In paese lo hanno sempre difeso, gli stessi suoi colleghi, i vigili del fuoco volontari di Roverè della Luna, avevano parlato bene di quel giovane pompiere entrato a far parte del corpo solo da pochi mesi. «Un bravo ragazzo» dicono. Lo avevano confermato anche ai carabinier­i di Trento nel corso dell’indagine sull’escalation di incendi dolosi che aveva scatenato paura e rabbia nel paese al confine con l’Alto Adige.

Il suo nome era infatti finito al centro dell’inchiesta, l’unico sospettato e indagato, almeno fino ad ora. Pare infatti che gli inquirenti stiano seguendo un’altra pista per cinque degli otto incendi che si erano verificati tra l’estate del 2016 e febbraio 2017. Gli altri tre episodi erano stati addebitati al giovane vigile del fuoco, Thomas Ferrari, vent’anni. E ieri è arrivata la condanna. Un fulmine a ciel sereno per il ragazzo, difeso dall’avvocato Filippo Fedrizzi, che si è sempre dichiarato innocente. Due anni di reclusione, pena sospesa, per incendio: così ha deciso ieri il gup Marco La Ganga al termine dell’udienza preliminar­e, stessa pena chiesta dal pm Pasquale Profiti, ma il giudice ha condannato solo per uno dei

tre episodi, ossia quello del deposito di mezzi agricoli dato alle fiamme il 9 febbraio 2017 a Mezzocoron­a. Il giovane è stato invece assolto per gli altri due episodi, quello del 2 agosto 2016 in via Villotta e quello del 16 ottobre dello stesso anno. Il primo era divampato verso le 23.45, era partito da una legnaia vicino ad una casa e le lingue di fuoco avevano raggiunto l’abitazione di Maria Pia Inama, 78 anni, che era stata salvata per miracolo dai vicini di casa. Poi c’è stato l’incendio che ha distrutto una casa abbandonat­a a Roveré. Un processo tutto indiziario, nella casa del giovane i carabinier­i non avevano trovato nulla che confermass­ero i sospetti sul pompiere. Ma secondo la Procura, che impugnerà in appello l’assoluzion­e, tutti gli indizi portano a lui. Ferrari era infatti sempre tra i primi ad arrivare sul luogo degli incendi. Un dettaglio facilmente spiegabile per la difesa: il giovane lavora come agricoltor­e proprio in paese. Ad «incastrare» Ferrari ci sarebbero i filmati di una casa privata in via Bronzetti che lo avevano ripreso proprio verso le 17, l’ora in cui sarebbe sta-

to appiccato l’incendio del deposito agricolo, mentre passava lungo la strada prima con il trattore e poi con il cane. Sarebbe stato lui, inoltre, ad allertare i soccorsi perché avrebbe notato del fumo dalla terrazza della casa della mamma dove era andato a pranzo. Solo indizi e non prove risolutive per l’avvocato, che ha già annunciato il ricorso in appello. Ferrari, infatti, possiede un campo proprio in quella zona e quindi era naturale che passasse di lì. «Ci passa sempre» ha confermato una signora, chiamata come teste a discarico. Ma questo non è bastato a convincere il giudice che ha condannato, per un solo incendio però

È dispiaciut­o il comandante dei vigili del fuoco volontari, Giuseppe Kaswalder. «È un bravo ragazzo, non abbiamo mai notato comportame­nti strani, era entrato a far parte del corpo da soli pochi mesi — spiega — si era autosospes­o quando è stato indagato in attesa che venisse chiarita l’intera vicenda, lui ha sempre negato».

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Appiccato Il vasto incendio che il 9 febbraio del 2016 aveva distrutto un deposito agricolo a Mezzocoron­a

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