Anoressia, primi sintomi già a 8 anni
Trentino, una piaga silenziosa che preoccupa. Ciola: «Tenere alta l’attenzione»
Ogni anno, in Trentino, ci sono almeno 150 casi in più di anoressia. Sono quelli censiti dall’Azienda sanitaria, ma altri sfuggono al controllo. Anche l’età si sta abbassando, c’è chi manifesta i primi sintomi già a otto anni. Una piaga silenziosa, spesso coperta, che continua a mietere vittime. Ne muore il 15%-18% dei malati, ma anche a chi sopravvive «regala» una vita davvero difficile.
TRENTO C’è stato il tempo del silenzio, poi quello della denuncia e delle campagne choc, pensate per scuotere gli occhi e le coscienze. Visi pallidi, sguardi vitrei, giovani donne scheletriche. Ma, alla fine, quegli scatti hanno generato l’effetto contrario: un’onda di emulazione. Ora il tema è tornato nuovamente ai margini dell’agenda, tuttavia l’anoressia non ha mai smesso di divorare corpi ed esistenze. Sempre più giovani. «L’Istituto superiore della sanità conferma casi di restrizione già a partire da otto anni», spiega Marisa Ciola, psicoterapeuta e presidente dell’associazione di promozione sociale ReAct. Tant’è che da pochi anni è stata introdotta una nuova definizione: anoressia giovanile. Quanto ai numeri dei disturbi alimentari, solamente in Trentino si contano 150 nuovi casi ogni anno. «Due a settimana», ribadisce Ciola. Ed è a fronte di simili censimenti
che ReAct ha organizzato un incontro pubblico. Ospite e relatore sarà Giorgio Nardone, fondatore e direttore del Centro di terapia strategica (Cts) di Arezzo, atteso domenica, alle 15.30, al Castello del Buonconsiglio.
Dottoressa Ciola, cosa intendiamo per anoressia giovanile?
«Il fenomeno dell’anoressia, e dei disturbi alimentari in genere, è legato al cambiamento della società e dei costumi quindi è purtroppo una patologia che si evolve. Nel tempo si è resa necessaria tale specificazione, introdotta nel 2014: anoressia adulta da una parte e anoressia giovanile dall’altra, intendendo una fascia di età tra gli 11 e i 19 anni. Ma l’Istituto superiore della sanità e il ministero della salute ci fanno presente che ci sono condotte restrittive già a cominciare dagli otto anni. Siamo quindi davanti a una velocizzazione del disturbo
sia per l’età di insorgenza sia per lo sviluppo molto più rapido dei sintomi». E quali sono i principali sintomi?
«È importante ribadire che i disturbi alimentari e l’anoressia giovanile non sono semplicemente una questione di peso, ovvero essere al di sotto di un determinato pesosoglia. L’anoressia è un disturbo complesso che prende in considerazione l’interazione mente-corpo. Il tentativo di controllo alla fine fa perdere il controllo e non soltanto nei confronti del cibo, quindi della forma del proprio corpo, ma verso tutti gli aspetti della vita psicologica: emozioni, relazioni, socializzazione».
Quanto incide il culto dell’immagine veicolato da social, web e media?
«Qualsiasi disturbo psicologico si nutre e cresce all’interno di un determinato contesto culturale. Mondo della moda e pubblicità, lo sappiamo, hanno inneggiato a una forma corporea androgina e asciutta. Tuttavia ci sono anche altri fattori. Attraverso il controllo del cibo si cerca un potere e una sicurezza che non si riscontrano in altri ambiti della vita. Giorgio Nardone porterà a Trento l’esperienza di un modello sia conoscitivo sia di intervento terapeutico che anziché focalizzarsi sul perché, ossia sulla ricerca ipotetica di cause rinvenibili nell’infanzia, lavora sul presente. È una terapia che prevede un forte coinvolgimento dei familiari che diventano veri e propri co-terapeuti. Per noi la guarigione non è solo il recupero del peso ma il cambiamento della percezione nei confronti del cibo, del rapporto col proprio corpo ma anche nei confronti delle emozioni e delle relazioni con gli altri». Qual è la casistica in Trentino?
«Il dato dell’Azienda sanitaria conferma 150 nuovi casi di disturbi alimentari all’anno, circa due a settimana. Però non dimentichiamo il settore privato, quindi direi che siamo ben oltre questi numeri. Sia l’Organizzazione mondiale della sanità sia il ministero ci dicono che questa si sta trasformando in una sorta di epidemia della quale si parla sempre meno, un po’ come fu per l’Hiv. Per questo ho invitato Nardone, perché ritengo sia calata l’attenzione ed è sempre più importante discutere di questo disturbo in maniera chiara, semplice e soprattutto competente».
A proposito di chiarezza: quali sono i tassi di mortalità?
«La mortalità rimane alta: tra il 15 e il 18% dei casi hanno esito infausto. Per l’Oms è la seconda causa di morte in età giovanile dopo gli incidenti stradali».
Il disturbo si sta velocizzando sia per insorgenza che per sintomi Non è solo peso Ossessione del controllo che porta a perderlo