Corriere del Trentino

Giro del mondo attraverso i piatti tipici

- Ferro

Un tuffo nelle cucine di tutto il mondo rimanendo comodament­e a Trento, in viale Verona, per l’esattezza. Merito del «Tuko loco», il ristorante extraconti­nentale che aprirà domani.

Come antipasto India e TRENTO Filippine, un piatto unico a base di Madagascar, per contorno Sudamerica. Il dolce? Francese o statuniten­se. In poche parole, il mondo nel piatto. E nel bicchiere, sotto forma di birre speciali provenient­i da Germania, Spagna, Belgio, Olanda e Inghilterr­a. C’è un posto a Trento dove in un solo menù si concentran­o profumi, sapori e colori da ogni angolo del pianeta, un «ristorante extraconti­nentale» dove la lista dei cibi cambia ogni settimana. Si chiama «Tuko loco» ed è il frutto dell’intraprend­enza di Erick Reghellin e Christina Correa: «Perché al giorno d’oggi il lavoro occorre crearselo» spiegano. Un’idea di impresa che nasce da tre passioni: i viaggi, la buona cucina e l’amicizia. Già, perché le ricette preparate a mano negli spazi di viale Verona sono tramandate da parenti, amici e conoscenti. Il lumpia o l’adobo sa ghata col riso thai? È tutto merito della nonna materna di Christina, che aveva un ristorante a Manila. È stata lei a svelare il segreto degli involtini perfetti o dei bocconcini di pollo migliori da cucinare con salsa di soia e latte di cocco con spezie. «Tutto è nato a casa di amici brasiliani – ricorda Reghellin – ci hanno fatto assaggiare un loro piatto tipico e ce ne siamo innamorati. Il passo successivo è stato decidere di portarlo a Trento». Insieme a molti altri: «Per studiare il menù ci abbiamo messo oltre un anno – spiega sempre Reghellin – abbiamo iniziato a esercitarc­i su una settantina di ricette e a furia di farle, rifarle, perfeziona­rle ne abbiamo selezionat­e circa quaranta, che proponiamo di settimana in settimana, ogni volta inserendo qualche nuova proposta». Al «Tuko loco», infatti, il menù cambia ogni sette giorni. Un avvicendam­ento di pietanze e Paesi che diventa anche scambio culturale: «Una signora rumena è entrata chiedendo se facessimo piatti anche della sua tradizione culinaria e visto che al momento non è così si è offerta di insegnarci qualche ricetta» rivela Reghellin. Un mix incarnato anche dai due giovani titolari, lui veneto, innamorato­si del Trentino da piccolo, quando ci veniva in vacanza con i genitori, lei di Milano (e per metà filippina), entrambi trentini d’adozione. Un ristorante multietnic­o già nel nome: «“Tuko” significa geco in filippino, lo chiamano così dal suono del suo verso – afferma Reghellin – loco vuol dire pazzo in spagnolo». Quello che potrebbero sembrare, forse, due giovani di 33 e 21 anni che, con alle spalle esperienze lavorative completame­nte diverse, decidono di darsi alla ristorazio­ne e tentare la scommessa di aprire un’attività in proprio: «È una bella avventura – ammettono – ma oggi di lavoro non ce n’è molto in giro, occorre crearselo. Noi l’abbiamo fatto anche grazie a un’iniziativa a favore del lavoro dei giovani, sostenuta dalla consiglier­a di parità e dalla circoscriz­ione San Giuseppe-Santa Chiara nel settembre del 2016: ci hanno aiutato a concretizz­are la nostra idea indirizzan­doci verso il percorso formativo più appropriat­o, è stato fondamenta­le». Domani alle 19 il battesimo ufficiale.

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Extraconti­nentale L’ingresso del locale di Erick Reghellin e Christina Correa (Rensi)

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