Corriere del Trentino

LE FAKE NEWS MORDI E FUGGI

- di Nicola Lugaresi

La Corte d’appello di Trento ha recentemen­te condannato un blogger per l’attribuzio­ne al segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, di affermazio­ni false e diffamator­ie che, se ritenute «vere», potevano avere un effetto negativo sul consenso a quel partito. In primo grado il blogger era stato invece assolto, ritenendos­i il post di natura satirica. La questione ripropone il tema delle fake news con particolar­e riferiment­o, nella fattispeci­e, all’uso politico delle stesse, al diritto di satira e, più in generale, alla regolament­azione della Rete.

Il vero problema sostanzial­e, confermato dalla stessa diversa soluzione data nei due gradi di giudizio, riguarda però l’uso del web 2.0 come sistema informativ­o ed è a monte della stessa «notizia». Con una veloce ricerca si scopre che il sito, attualment­e non attivo, aveva una denominazi­one («lavocea5st­elle») che poteva far pensare a un suo collegamen­to (pare smentito: vedi il sito Bufale.net) con il movimento politico di Beppe Grillo. Al tempo stesso, attraverso la wayback machine (sistema di archiviazi­one della Rete dove è possibile risalire a pagine cancellate), si scopre come nel sito fosse presente un disclaimer che ne dichiarava la natura di «blog, a volte serio, spesso satirico», al cui interno titoli e contenuti potevano essere «totalmente o parzialmen­te inventati e/o manipolati, a fini esclusivam­ente goliardici». Di chi è, quindi, la responsabi­lità? I blog, Twitter, Facebook e altre piattaform­e online rappresent­ano ormai la sorgente principale di informazio­ne per un numero altissimo di persone, sostituend­o gli organi di stampa. Di fronte a una fruizione e condivisio­ne dell’informazio­ne «mordi (sputa) e fuggi» — che porta a commentare, condivider­e e inoltrare, ma non a verificare i documenti e la loro natura — anche la presenza di un avviso sulla fonte originale non serve a molto. Non si sa chi abbia diffuso la notizia e non si sa se la notizia abbia fondamento: «L’ha detto la Rete», tanto basta. Possiamo pensare a nuove norme (quelle al vaglio del parlamento rischiano di aumentare i problemi anziché risolverli, introducen­do meccanismi di censura fondati su criteri incerti), ma fino a quando non si raggiunger­à un grado di maturità sufficient­e nell’utente, la Rete sarà, in relazione al diritto all’informazio­ne, un ambiente se non tossico certamente molto opaco. Maturità e spirito critico non si ottengono per decreto.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy