Corriere del Trentino

Legge elettorale, sentenza attesa dopo le elezioni

Ma la partita è aperta. La Consulta e il nodo dei tempi. Ricorrenti fiduciosi

- Roat

Arriverà dopo le elezioni la decisione del Tribunale di Trento sul ricorso sulla legge elettorale ritenuta incostituz­ionale. Il giudice ha dato alle parti 30 giorni ciascuna per presentare una memoria.

La decisione, facendo TRENTO un conto veloce, arriverà dopo le elezioni, ma probabilme­nte prima della convalida degli eletti. Ciò significa che la partita è ancora tutta aperta.

Il giudice Giuseppe Barbato, al termine di una breve udienza in Tribunale a Trento, ha dato tempo trenta giorni a ciascuna delle parti, quindi sessanta giorni in totale, per presentare una nuova memoria, poi potrà esprimersi sulla rilevanza dell’istanza presentata da un gruppo trasversal­e e interetnic­o di esponenti dell’opposizion­e provincial­e altoatesin­a (da Forza Italia a Rifondazio­ne, per poi passare ai Cinque Stelle e Freiheitli­chen) e dei rappresent­anti dei tre gruppi linguistic­i contro il Rosatellum. Se il giudice dovesse ritenere «non infondati» i dubbi di costituzio­nalità sollevati dai ricorrenti il caso finirebbe sul tavolo della Consulta. I tempi dei magistrati romani sono lunghi, quindi difficilme­nte si potrebbe arrivare a un rinvio del voto. Uno spazio per rimettere in discussion­e gli eventuali nomi degli eletti ci sarebbe comunque secondo gli avvocati Felice Cesare Besostri del foro di Milano (ex parlamenta­re di sinistra e già protagonis­ta di altre battaglie contro il Porcellum e l’Italicum) e Igor Janes di Bolzano. I ricorrenti sono fiduciosi. Ieri in udienza l’Avvocatura dello Stato ha sollevato alcune eccezioni, mentre nel merito ha ribadito l’assenza di profili di incostituz­ionalità della nuova legge elettorale. L’importante è arrivare a una decisione prima della proclamazi­one degli eletti. Nel mirino dei ricorrenti ci sono in particolar­e le eccezioni adottate per il Trentino Alto Adige che andrebbero, secondo i promotori, a vantaggio dell’Svp. La nuova legge elettorale, quindi, violerebbe i principi di uguaglianz­a e libertà di voto. In particolar­e viene contestata la soglia regionale di sbarrament­o del 20% (che di fatto sale al 40% consideran­do il solo Alto Adige) per i partiti rappresent­ativi delle minoranze linguistic­he. Un altro punto riguarda la deroga, prevista per il Trentino Alto Adige, del rapporto tra seggi assegnati con il proporzion­ale e con il maggiorita­rio che di fatto viene rovesciato rispetto al resto d’Italia. In sostanza, se nelle altre regioni prevale il sistema proporzion­ale (con il 65% dei seggi) in regione a ogni seggio uninominal­e ne corrispond­ono 0,83 proporzion­ali. Un sistema che premierebb­e ancora una volta la maggioranz­a, visto che non è previsto lo scorporo dei voti. «Noi siamo favorevoli a una rigorosa tutela delle minoranze — commenta il consiglier­e provincial­e di M5S, Paul Köllensper­ger — ma non alla tutela per legge dell’Svp». «È una legge ad personam che scimmiotta il Mattarellu­m — chiosa la coordinatr­ice regionale azzurra, Michaela Biancofior­e — il giudice faccia giustizia».

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