Seno e colon retto, prevenzione fondamentale Diagnosticati 200 carcinomi e 80 lesioni
Mortalità ridotta fino al 40% nella fascia 50-69 anni. Buone le percentuali di adesioni
TRENTO Non evitano l’insorgenza di un tumore, ma hanno l’obiettivo di intercettarlo per tempo, quando è ancora facilmente curabile. Le campagne di screening, per quanto riguarda il cancro al seno e al colon retto, hanno consentito di ridurre la mortalità fra il 30 e il 40% nella fascia d’età fra i 50 e i 69 anni. Nel 2016, in Trentino, hanno permesso di individuare quasi 200 carcinomi e 80 lesioni pre-cancerose. È sulla base di questi dati che l’Azienda sanitaria invita i cittadini ad aderire agli screening. «Garantiscono qualità nell’accompagnamento delle persone in tutto il percorso — assicura il direttore del dipartimento prevenzione dell’Apss Marino Migazzi — appropriatezza degli esami, riducendo il rischio di approfondimenti non necessari, ed equità, perché si rivolgono a tappeto a tutta la popolazione alla quale è fornita omogeneità di accesso e trattamento».
La popolazione trentina, tuttavia, non è insensibile al tema: 60.000 persone fra i 50 e i 69 anni, nel 2016, hanno ricevuto la lettera di invito a effettuare la ricerca del sangue occulto nelle feci (l’esame che consente di individuare il tumore del colon retto) e di queste il 55% ha effettuato il test (a fronte del dato italiano che si attesta al 40%). Le donne invitate a fare la mammografia, lo strumento più efficace per diagnosticare precocemente un tumore al seno, sono state 34.000: l’adesione allo screening ha raggiunto l’84% (rispetto al 60% della media nazionale). Il dato di partecipazione più basso riguarda il pap test, che indaga le alterazioni delle cellule della cervice dell’utero che possono essere segno di tumore o di un suo precursore: il 36% delle 42.000 donne fra i 25 e i 64 anni che hanno ricevuto la lettera si sono presentate per effettuare l’esame (in Italia la percentuale è del 40%). Un dato, tuttavia, salito sensibilmente fino a raggiungere quasi il 60% dal primo marzo dello scorso anno, quando in Trentino è iniziata la transizione verso il nuovo screening per la ricerca del papilloma virus (Hpv test): «Si tratta di un capovolgimento dell’approccio — spiega il direttore dell’unità operativa multizonale di anatomia patologica Mattia Barbareschi — l’esame riconosce l’agente causativo del tumore e consente di allungare l’intervallo fra le analisi da tre a cinque anni». Nei prossimi tre anni saranno coinvolte tutte le donne fra i 31 e i 64 anni, mentre per quelle fra i 25 e i 30 sarà utilizzato il Pap test. Anche la copertura, cioè il numero degli inviti a partecipare allo screening inviati ai cittadini, è superiore in Trentino rispetto alla media nazionale: il 75% rispetto al 45% per il colon retto, quasi il 90% a fronte del 70% per il seno,l ’85% invece dell ’80% per il collo dell’ utero. Grazie all’adozione, nel 2014, della tomosintesi, infine, si identificano 8 tumori ogni mille mammografie (prima erano 5,5).