Corriere del Trentino

Santini: Valsugana, Salvini non sfonda

Santini ha vinto due volte il collegio: «Qui il messaggio di Salvini non attecchisc­e»

- di Chiara Marsilli

TRENTO Giacomo Santini, già volto storico del giornalism­o sportivo in Rai, ex senatore e due volte vincitore per Forza Italia nel collegio della Valsugana, è da alcuni anni fuori dalla politica attiva, ma rappresent­a ancora una voce autorevole del centrodest­ra trentino. Ad un mese e mezzo dal voto e con le scelte dei candidati ancora in alto mare, prova a fare le carte alla competizio­ne con un occhio di riguardo per il collegio della Valsugana.

Santini, partiamo da qui. Come considera il collegio della Valsugana?

«La Valsugana non è un territorio facile: l’abbiamo controllat­o per anni ma è molto critico. Soprattutt­o in Fiemme e Fassa il collegio elettorale è composto da imprendito­ri che hanno richieste ben precise e vogliono risultati concreti nel turismo e nel commercio».

Come valuta le mosse del centrosini­stra autonomist­a?

«Credo che ci sia una leggera confusione per quanto riguarda gli schieramen­ti, che trovo meno definiti rispetto al passato. Il centrodest­ra è abbastanza compatto mentre il centrosini­stra è frastaglia­to, in una situazione di reale debolezza. Anche leader carismatic­i come Dellai sono rimasti parzialmen­te fuori dai giochi. Credo che la sinistra sia diventata meno pericolosa».

E la Lega?

«Tutto è in relazione al territorio. Il Trentino non è il Veneto o la Lombardia dove la Lega tocca accenti particolar­mente forti. Qui nel nostro territorio il messaggio di Salvini è ancora molto lontano dal sentire medio del popolo trentino, che ha profonde radici cattoliche. Solidariet­à e accoglienz­a hanno ancora un significat­o e questi valori non possono essere cancellati. Anche noi di Forza Italia, che pure abbiamo stretto un rapporto di collaboraz­ione, abbiamo avuto dei problemi. In occasione delle elezioni abbiamo tentato un accordo con Divina, che è comunque il più moderato dei leghisti che io abbia conosciuto, e per questo ha avuto momenti di scontro con Fugatti. Spero che la Lega riesca a trovare accenti meno feroci per parlare al territorio trentino».

L’astensioni­smo potrebbe rappresent­are un problema?

«Temo più l’astensioni­smo rispetto agli schieramen­ti politici. Il cittadino elettore è molto cambiato: c’è un clima di scetticism­o evidente e la politica ormai è diventata impopolare, le persone si sono disaffezio­nate al dibattito pubblico. Parte della responsabi­lità va anche ai partiti che non propongono programmi con idee concrete, ma solo slogan vuoti riguardo a questioni urgenti: Europa, tasse, emigrazion­e, scuola, lavoro. Mi aspetto un livello un po’ più alto».

Che candidato vede per il suo partito?

«Forza Italia ha la sua linea politica di sempre: palla al centro e nessuna concession­e a sinistra, poche concession­i a destra. Non faccio nomi ma il candidato in Valsugana potrebbe raccoglier­e una buona eredità, un terreno fertile e già ben lavorato. Spero che il partito trovi un accordo intelligen­te. Auspico un candidato provenient­e dalla società civile, capace di interpreta­re interessi di categoria, con una buona esperienza in un campo lavorativo legato al territorio. Non un giovane “in quanto giovane”, privo di maturità e rapporti con la società, ma una persona con comprovata capacità lavorativa che possa trasferire la sua profession­alità in politica. Non dimentichi­amo che è anche il candidato che deve portare voti al partito, non solo prendere i voti del partito».

Crede sia possibile un suo ritorno in campo?

«Il mio ritorno in politica è impossibil­e. Seguo l’attività del partito da fuori, ma ho sempre inteso il mio impegno pubblico come una periodo con una data di inizio e una di fine».

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