Corriere del Trentino

ESSERE COLTI È NECESSARIO

- di Isabella Bossi Fedrigotti

Scoprire che i giovani trentini e altoatesin­i sono i meno «colti» d’Italia è mortifican­te; e anche un poco sorprenden­te, abituati come siamo, in base al programma di valutazion­e Pisa, a vedere i nostri studenti regolarmen­te sopra la media nazionale. I rilevament­i dell’Istat però parlano chiaro: siamo fanalino di coda per numero di diplomati e laureati (Trento penultima, giusto un poco davanti a quella di Bolzano, ultima). Piangono, insomma, licei, istituti tecnici e università. Le ragioni sembrano essere molteplici: le dimensioni ridotte della maggioranz­a delle imprese locali che non hanno bisogno di personale altamente qualificat­o, la vita ancora relativame­nte breve di entrambi gli atenei regionali e la possibilit­à di trovare lavoro anche senza diploma, dimostrata dal fatto che il tasso di disoccupaz­ione giovanile da noi è del 50% inferiore a quello del resto del Paese.

Il mistero della bassa disoccupaz­ione pur in assenza di elevata scolarizza­zione si spiega tenendo conto come i giovani che disertano licei e istituti tecnici non siano cosiddetti Neet, che cioè non studiano e nemmeno cercano un’occupazion­e, ma frequentan­o — davvero in massa — le scuole profession­ali, numerose e di ottimo livello. Ed è, questo della formazione profession­ale, un patrimonio prezioso che abbiamo saputo conservare, mentre altrove è stato in molti casi purtroppo disperso. Il panorama, dunque, è meno nero di quanto suggerisco­no i numeri dell’Istat, almeno per il presente. Se tuttavia la situazione non subirà modifiche e diplomati e laureati non aumenteran­no, in futuro la regione ne sarà penalizzat­a; sempre più, infatti, anche le piccole imprese si evolverann­o verso realtà che non potranno fare a meno di personale molto qualificat­o e sarebbe un danno per tutti se non lo trovassero; fenomeno che, a sentire gli imprendito­ri, già si comincia a registrare.

Due sarebbero perciò le strade da percorrere, e l’autonomia ce ne dovrebbe dare la possibilit­à: per un verso sviluppare, integrare, arricchire il cursus delle scuole profession­ali e, per l’altro, avvicinare ulteriorme­nte gli atenei al mondo del lavoro mettendoli in condizione di preparare i tecnici di cui l’imprendito­ria territoria­le ha bisogno. C’è infine un post scriptum al tema che non si può evitare: sia a diplomarsi sia a laurearsi sono più numerose le femmine. Succede da noi come in tutta Italia, e come in tutta Italia anche da noi, pur essendo più istruite, incredibil­mente guadagnano meno dei maschi.

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