ESSERE COLTI È NECESSARIO
Scoprire che i giovani trentini e altoatesini sono i meno «colti» d’Italia è mortificante; e anche un poco sorprendente, abituati come siamo, in base al programma di valutazione Pisa, a vedere i nostri studenti regolarmente sopra la media nazionale. I rilevamenti dell’Istat però parlano chiaro: siamo fanalino di coda per numero di diplomati e laureati (Trento penultima, giusto un poco davanti a quella di Bolzano, ultima). Piangono, insomma, licei, istituti tecnici e università. Le ragioni sembrano essere molteplici: le dimensioni ridotte della maggioranza delle imprese locali che non hanno bisogno di personale altamente qualificato, la vita ancora relativamente breve di entrambi gli atenei regionali e la possibilità di trovare lavoro anche senza diploma, dimostrata dal fatto che il tasso di disoccupazione giovanile da noi è del 50% inferiore a quello del resto del Paese.
Il mistero della bassa disoccupazione pur in assenza di elevata scolarizzazione si spiega tenendo conto come i giovani che disertano licei e istituti tecnici non siano cosiddetti Neet, che cioè non studiano e nemmeno cercano un’occupazione, ma frequentano — davvero in massa — le scuole professionali, numerose e di ottimo livello. Ed è, questo della formazione professionale, un patrimonio prezioso che abbiamo saputo conservare, mentre altrove è stato in molti casi purtroppo disperso. Il panorama, dunque, è meno nero di quanto suggeriscono i numeri dell’Istat, almeno per il presente. Se tuttavia la situazione non subirà modifiche e diplomati e laureati non aumenteranno, in futuro la regione ne sarà penalizzata; sempre più, infatti, anche le piccole imprese si evolveranno verso realtà che non potranno fare a meno di personale molto qualificato e sarebbe un danno per tutti se non lo trovassero; fenomeno che, a sentire gli imprenditori, già si comincia a registrare.
Due sarebbero perciò le strade da percorrere, e l’autonomia ce ne dovrebbe dare la possibilità: per un verso sviluppare, integrare, arricchire il cursus delle scuole professionali e, per l’altro, avvicinare ulteriormente gli atenei al mondo del lavoro mettendoli in condizione di preparare i tecnici di cui l’imprenditoria territoriale ha bisogno. C’è infine un post scriptum al tema che non si può evitare: sia a diplomarsi sia a laurearsi sono più numerose le femmine. Succede da noi come in tutta Italia, e come in tutta Italia anche da noi, pur essendo più istruite, incredibilmente guadagnano meno dei maschi.