Paoli è morto, aperta un’inchiesta
Panarotta: il poliziotto caduto con gli sci non ce l’ha fatta. Donerà gli organi
Non ce l’ha fatta Bruno Paoli, il poliziotto della Polstrada, 48 anni, vittima sabato di un infortunio sulle piste da sci della Panarotta. L’uomo era caduto in una piccola scarpata battendo con violenza il capo su una roccia. La Procura ha aperto un’inchiesta. La famiglia ha dato l’autorizzazione alla donazione degli organi. L’ultimo grande gesto d’amore di un uomo generoso, spiegano gli amici e i colleghi.
TRENTO «Forza Bruno. Ne abbiamo ancora tante da combattere». Colleghi e amici hanno sperato e aspettato con il cuore in gola, stretti alla famigliari di Bruno Paoli, alla compagna e ai tre figli. Lunghe ore di attesa e angoscia. Molti messaggi si sono susseguiti sul profilo facebook, ma ieri, purtroppo, si sono dovuti arrendere tutti alla triste realtà. Non c’è l’ha fatta il poliziotto di S. Orsola caduto sabato in una scarpata mentre stava sciando insieme ai figli. Aveva solo 48 anni. Bruno Paoli è morto a distanza di due giorni dal brutto infortunio in Panarotta, i medici del reparto di rianimazione del S. Chiara di Trento hane no tentato l’impossibile per salvarlo, ma il trauma alla testa era troppo grave. L’infortunio è avvenuto in una piccola pista di collegamento tra la pista Rigolor e Malga Montagna Grande. Un incidente tanto banale, quanto grave che lascia aperti molti interrogativi. Paoli è scivolato e caduto in una piccola scarpata. Ha fatto un volo di cinque metri, ma ha sbattuto violentemente il capo su una roccia. Un colpo purtroppo fatale. Ora la Procura vuole vederci chiaro perché ci sono dubbi su alcune prescrizioni in materia di sicurezza che non sarebbero state rispettate (poi ci sarebbe la piccola scarpata, pare non segnalata e mancavano le reti); la pm Maria Colpani ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo e ha ordinato l’autopsia che sarà eseguita oggi. Il tratto di pista è stato posto sotto sequestro.
Resta il dolore profondo, che toglie il fiato, della compagna Marta e dei tre figlioletti, Enrico, Chiara e Alessio di 12, 8 4 anni, che sono rimasti per due giorni aggrappati ad un filo di speranza. I familiari hanno dato l’autorizzazione alla donazione degli organi, l’ultimo grande gesto di amore di un uomo dal «grande cuore», come ricorda il sindaco di S. Orsola, Ivano Fontanari. «C’era sempre per il paese, per tutti — ricorda affranto — e non sono parole vuote. Bruno faceva parte della Proloco, era stato nel direttivo della Polisportiva Bersntol. Era riuscito a coinvolgere molti giovani nei tornei di calcio, era un pilastro del volontario e il figlio sta seguendo il suo esempio. Non riusciamo ancora a crederci — aggiunge — ci lascia una grande tristezza». Paoli era in polizia dall’89, assistente capo, dal 2013 era in servizio alla Sottosezione della polizia stradale dell’autostrada, ma era anche segretario provinciale del Siap. «Era un uomo che ha sempre combattuto le ingiustizie — ricorda addolorato, Pasquale Borgomeo, comandante della Sottosezione — attivista molto presente, abbiamo fatto tante lotte insieme per il personale, era schietto e scrupoloso nel suo lavoro. Siamo ancora tutti increduli». È commosso anche il questore Massimo D’Ambrosio. «Con Bruno avevo un rapporto professionale per il suo ruolo di sindacalista, ma anche personale. Provo un dolore che mi toglie le parole, è una tragedia che colpisce tutta la polizia». È costernato il dirigente della Polstrada, Giansante Tognarelli, che in questi giorni era in ospedale insieme a tanti colleghi di Bruno, al questore e agli amici del poliziotto. «Era sempre in prima linea nel lavoro — spiega — esperto di sci, per tanti anni aveva fatto il soccorritore. È una tragedia che tocca profondamente ognuno di noi». Sono tante le domande che in queste ore tormentano i colleghi, gli amici e i familiari di Bruno, dubbi a cui la pm sta cercando di dare una risposta.