Il modernismo a Bolzano I luoghi dove scoprirlo
Nuova pubblicazione della «Fabbrica del Tempo»
I Luoghi del Moderno (come suona il titolo della nuova pubblicazione di La Fabbrica del Tempo) non costituiscono solo la geografia dei rapporti tra modernismo e architettura. Ma, ovviamente, possono anche assumere un respiro e un calibro storiografici. Ecco perché sarà utile seguire le presentazioni del libro (giovedì alle 18.30, via Diaz 8 a Bolzano, poi a Kunst Meran il 7 febbraio alle 19 ) che è anche correlato felicemente — e con rigore — a un’altra ricognizione storica precedente.
D’altro canto, Bolzano è stata tra le città coinvolte. E i luoghi del moderno si ritrovano in più aree cittadine, anche se in parte trasformate o, anche, addirittura felicemente stravolte.
Perché stravolte? La risposta arriva, in filigrana, da uno dei saggi che animano il libro. «L’italianizzazione di Bolzano negli anni Venti e Trenta, conseguenza dell’ascesa al potere del fascismo, venne perseguita non solamente con mezzi etnici e propagandistici, bensì anche attraverso interventi architettonici — eccone alcuni stralci — Urbanistica e architettura giocarono infatti un importantissimo ruolo in Alto Adige, terra di confine, e Bolzano, dal 1927 capoluogo della provincia, divenne il privilegiato campo di prova per le nuove costruzioni italiane».
Nel 1929, al concorso per l’espansione della citta, alcuni degli architetti partecipanti appartenevano alla neoclassica «Scuola romana», mentre altri si riconoscevano nel Novecentismo e altri ancora erano chiaramente razionalisti.
Il concorso, presieduto da Marcello Piacentini, protagonista della «Scuola romana», si concluse tuttavia con un nulla di fatto; fu poi lo stesso Piacentini a ottenere, nel 1935, l’ambito incarico.
«Il rinnovamento e l’ampliamento interessò solo parzialmente il centro storico, concentrandosi piuttosto nella zona al di la del torrente Talvera, dove il monumento alla Vittoria, carico di simboli sacrali e fascisti, intendeva costituire il nuovo centro cittadino — ci informa ancora il libro del quale parliamo — accanto agli edifici rappresentativi e amministrativi, in piazza della Vittoria, piazza del Tribunale e corso della Liberta, vennero costruiti anche edifici abitativi, scolastici e per il tempo libero. Nella parte meridionale della citta sorsero edifici industriali così come quartieri per gli operai. Anche se il progetto piacentiniano non fu realizzato completamente, Bolzano in nessun altro momento della sua storia aumentò le proprie dimensioni cosi rapidamente».
Anche architetti sudtirolesi — fra cui Clemens Holzmeister, Luis Trenker, Hubert Lanzinger — introdussero elementi razionalisti nelle loro opere.
Finora in Alto Adige sono stati posti sotto tutela solo alcuni singoli edifici fra tutti quelli realizzati tra le due guerre mondiali: protagonisti di un dibattito storicamente intenso e ancora «aperto» sul come raccontarli.