Corriere del Trentino

Sterminio nazista, i perché di tanto odio

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parte della chiesa. Un silenzio su cui vale la pena soffermars­i: senza concentrar­si necessaria­mente su questo o quel personaggi­o.

Era possibile fare altrimenti. A Yad Vashem, il museo della Shoah che sorge a Gerusalemm­e, c’è un bosco con 23.000 alberi, ognuno dedicato a un «Giusto delle Nazioni», che in maniera disinteres­sata e spesso molto rischiosa salvò una vittima, decine o centinaia di persone: eroi come Perlasca, Schindler e molti altri. Era possibile fermare la macchina dello sterminio, prestare assistenza e conforto alle vittime. Molte volte fu fatto e la gratitudin­e degli ebrei per chi salvò i loro parenti in difficoltà non ha limiti. Molte più volte non fu però fatto.

L’Europa allora deve usare la Giornata della Memoria per chiedersen­e la ragione. Ce ne sono diverse: la fragilità umana, la vigliacche­ria, l’adesione acritica all’autorità, la paura dei nemici. Ma la ragione principale è l’antisemiti­smo, quella pratica secolare che ha disumanizz­ato gli ebrei, li ha trasformat­i agli occhi della maggior parte degli europei in persone da escludere e da eliminare. Cade quest’anno anche una ricorrenza particolar­mente dolorosa che ci ricorda a ottant’anni di distanza la promulgazi­one delle leggi antiebraic­he del 1938. Furono una vergogna per l’Italia. Eppure c’è un pericolo che sembra ritornare, l’eco di certe manifestaz­ioni sempre più frequenti che si mutano in slogan antisemiti o antisionis­ti tornano a gettare una luce inquietant­e e non sembrano provocare la giusta indignazio­ne.

La Giornata della Memoria, quindi, deve servire anche a interrogar­si sulle responsabi­lità di questo genocidio che ha devastato il cuore del nostro Continente e sul modo di rompere una catena di crimini analoghi che dura da mille anni. Se farà ciò, diventerà un appuntamen­to imprescind­ibile e il «ricordare perché non accada mai più» non sarà una frase vuota ma continuerà ad avere un senso essenziale per tutti noi.

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