IL DOVERE DI SCHIERARSI
Esistono gesti che valgono più mille discorsi. Tra questi rientra certamente la decisione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di nominare senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento: ciò esattamente a 80 anni dall’emanazione delle leggi razziali che colpirono direttamente la stessa Segre perché le impedirono di continuare a frequentare la scuola elementare insieme ai suoi coetanei non ebrei. Il gesto del presidente racchiude mille libri di storia e, contemporaneamente, esprime un giudizio: ci dice da quale parte stare.
Anche alcune parole, da sole, valgono più di mille discorsi perché cariche di eventi e di significati. Una tra le più evocative è proprio la parola «razza». Essa appare nella nostra Costituzione (all’articolo 3 che sancisce l’uguaglianza dei cittadini senza distinzione di razza, appunto) anche se durante i lavori preparatori ci fu chi propose di non utilizzarla, come espressamente richiesto, tra l’altro, dall’Unione delle comunità israelitiche. Si decise, invece, di mantenerla, poiché quel termine faceva riferimento a qualcosa di storicamente accaduto in Italia (e in Europa): la razza come strumento di politica e criterio di discriminazione. Si richiamava esplicitamente una parola per condannare senza appello ciò che aveva rappresentato.
Nella legislazione successiva il termine ha continuato a essere usato in chiave antidiscriminatoria, ovvero per condannare la politica che proprio su tale termine qualcuno aveva costruito. A mero titolo di esempio (oltre all’articolo 2 della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo) si possono ricordare: a livello statale, l’articolo 7 del decreto legislativo 165 del 2001, che impone alle pubbliche amministrazioni di garantire l’assenza di ogni forma di discriminazione basata sulla razza e, a livello provinciale, la legge numero 4 del 2005, il cui articolo 4 sancisce che «l’obiettivo e le modalità di esecuzione delle iniziative di solidarietà internazionale della Provincia autonoma di Trento escludono ogni forma di discriminazione basata sulla razza».
Nell’articolo 3 della Costituzione qualcuno vuole leggere solo la prova dell’esistenza delle razze. Ma quell’articolo ha tutt’altro significato. Scegliere l’uno o l’altro approccio è di fondamentale importanza. Sempre, in ogni secondo, dobbiamo decidere da quale parte stare. La memoria serve soprattutto a questo.