Lo sterminio di disabili e internati Uno dei mille orrori del nazifascismo
Una decina i ragazzi sudtirolesi uccisi già nel 1942 perché «anormali» Furono 800 i militari trentini che non tornarono mai più dai lager
Rosa Unterweger di Silandro, Ida Sailer di Sarentino, Max Platzer di Merano. Bambini, adolescenti: sono una decina quelli sudtirolesi rintracciati come portatori di malattie psichiche o disabilità e avviati all’uccisione di Stato dal regime nazista. Oltre 70.000 persone, nei territori sotto la giurisdizione del Terzo Reich, ammazzate nelle camere a gas prima del 1942: poi il numero degli omicidi diventa impossibile quantificare. Fra loro, almeno 5.000 giovani e giovanissimi.
È al ricordo dello sterminio di malati psichici e disabili e degli internati militari italiani nei lager, due fra le tante facce del prisma dell’orrore nazista, che il Comune di Trento ha dedicato ieri la celebrazione ufficiale del Giorno della memoria. Una commemorazione fortemente intrisa delle parole di Liliana Segre, ottantasettenne sopravvissuta ad Auschwitz nominata senatrice a vita una settimana fa dal presidente della repubblica Sergio Mattarella, lo stesso che nel discorso pronunciato giovedì al Quirinale ha menzionato Ernesta Bittanti, moglie di Cesare Battisti, «una donna forte e coraggiosa». Di figure come la sua, secondo il direttore della Fondazione Museo storico dl Trentino Giuseppe Ferrandi, «ha bisogno di alimentarsi il ricordo nel suo farsi memoria e cittadinanza attiva». Una cerimonia, quella di ieri a palazzo Geremia, decisamente orientata anche a far sì che «la memoria diventi strumento per interpretare il presente» come sottolinea, fra gli altri, la presidente del consiglio comunale Lucia Coppola. Un oggi legato a ieri dal filo dell’indifferenza, prendendo ancora una volta in prestito le parole di Segre: come nel 1944 non si volle vedere ciò che succedeva alla stazione centrale di Milano, da dove lei e molti altri furono deportati, oggi si vuole ignorare ciò che succede in tante parti del mondo consumate da guerre e stermini, dai quali fuggono decine di milioni di persone. È il commissario del governo Pasquale Gioffrè a menzionarle: «L’Europa del 2018 non è quella della seconda guerra mondiale — evidenzia – ma ciò non vuole dire che sia immune da razzismi vecchi e nuovi, fanatismi religiosi e nazionalismi: c’è il rischio che il germe dell’intolleranza si sparga e si propaghi». Lo sot- tolinea anche il sindaco Alessandro Andreatta, per il quale «rileggendo la storia dei lager, vediamo la fragilità insita nelle istituzioni politiche e nella società civile, l’abisso che si spalanca sotto di noi quando il rancore sociale cerca consolazione nella xenofobia e nel razzismo insediando al governo populisti e demagoghi senza scrupoli». Alla memoria di Mario Groff, ex internato Imi, è stata consegnata la medaglia d’onore alla figlia Daniela e al nipote Giancarlo. Come lui, altri 10.000 trentini, 800 dei quali dai lager nazisti non sono mai tornati: «La storiografia, la storia politica e la memoria della nazione hanno impiegato molto tempo a capire l’importanza di questa presenza di dissidenza militare — conclude Mario Cossali, presidente dell’Anpi e rappresentante dell’Anei — il loro sacrificio è stato fondamentale per la sconfitta del nazismo e del fascismo».