Commissione Prg, lavori ancora troppo lenti Cresce il malumore tra architetti e ingegneri
Capoluogo, architetti e ingegneri delusi dalla lentezza dei lavori dell’équipe guidata da Mosè Ricci I malumori sono emersi in una riunione congiunta degli Ordini. A pesare anche il nodo ex mensa
Cresce il malumore tra gli architetti e gli ingegneri sulla revisione del Prg. I professionisti sono delusi dalla lentezza dei lavori dell’équipe guidata da Mosè Ricci. I malumori sono emersi durante una riunione congiunta degli ordini. Già in aprile 2017 si parlava di tensioni latenti, gli ordini avevano paventato l’uscita dal gruppo. La spaccatura era stata sanata abbastanza velocemente, ma a ottobre si è presentato un secondo ostacolo. Pino Scaglione, docente di progettazione urbanistica dell’Università, aveva deciso di lasciare l’équipe. «Questo tavolo di lavoro è troppo nebuloso. Si rischia di non arrivare a nulla di concreto» aveva spiegato. Ora sono gli architetti e gli ingegneri a esprimere qualche insofferenza per il «ritmo» troppo lento del processo che non è ancora sfociato nella presentazione in consiglio degli obiettivi di Piano.
TRENTO Le bocche, almeno per ora, rimangono cucite. Nessuno vuole esporsi apertamente: del resto, la situazione è quantomeno delicata.
Ma «dietro le quinte», nei corridoi, le indiscrezioni si fanno sempre più insistenti. Dando conto di un malumore crescente che, a Palazzo Thun, starebbe coinvolgendo l’équipe mista creata dal sindaco Alessandro Andreatta per la revisione del Piano regolatore generale. E che interesserebbe, in particolare, i rappresentanti degli ordini degli architetti e degli ingegneri.
Non una novità, a dirla tutta. Il dialogo dei professionisti con i vertici di Palazzo Geremia sul percorso del documento di pianificazione urbanistica è stato tribolato fin dall’inizio. Tanto che ad aprile dello scorso anno, quando ancora l’équipe doveva muovere i primi passi, gli ordini professionali avevano paventato l’uscita dal gruppo di lavoro: un «imbarazzo», in quel caso, maturato a causa del ruolo individuato per l’Università all’interno del gruppo misto (e, in particolare, a causa del riconoscimento economico garantito alla delegazione dell’ateneo). La spaccatura, allora, era però stata sanata abbastanza velocemente: dopo un confronto franco tra tutte le parti, i rappresentanti dei professionisti (nell’équipe, oltre ad architetti e ingegneri, sono presenti anche gli esponenti di geologi e dottori agronomi e forestali) avevano fatto rientrare i malumori. E il lavoro era proseguito.
Ma il percorso si era imbattuto, a ottobre, nel secondo ostacolo. Non banale. Pino Scaglione, docente di progettazione urbanistica all’Università e uno dei membri in «quota» ateneo, aveva deciso di lasciare l’équipe. «Questo — aveva motivato la scelta il professore — è un tavolo di lavoro troppo nebuloso. Si rischia di non arrivare a nulla di concreto, di non poter incidere realmente». Una presa di posizione dura, che aveva messo in luce uno dei nodi cardine di questo Prg: la tempistica. Dopo l’avvio «ritardato» del percorso rispetto alla consiliatura infatti (l’équipe è partita nella primavera dello scorso anno, due anni dopo il voto) molti avevano espresso preoccupazioni per il rischio di non riuscire a portare a termine l’intero iter entro il 2020. Anche se, in questi mesi, il sindaco Alessandro ha sem- pre cercato di tranquillizzare.
Ora, però, si prospetta una nuova tegola. O, quantomeno, l’ennesima difficoltà. Riconducibile, tra l’altro, allo stesso problema sollevato da Scaglione. In sostanza, architetti e ingegneri avrebbero espresso qualche insofferenza per il «ritmo» troppo lento del processo, che — dopo una ventina di incontri — non è ancora sfociato nella presentazione in consiglio degli obiettivi di Piano (Andreatta, ieri, ha assicurato che il documento approderà in Aula a marzo). Il malessere dei professionisti sarebbe stato al centro anche di una riunione congiunta dei vertici dei due ordini, per capire come muoversi: qualcuno, tra i professionisti, avrebbe addirittura riproposto l’ipotesi di una uscita dal tavolo. Un clima non idilliaco, questo, sul quale peserebbe anche la partita della riqualificazione dell’ex mensa Santa Chiara, futura sede degli ordini, per la quale l’amministrazione si è mossa in piena autonomia. Non senza mal di pancia.
Ostacoli Già in aprile del 2017 si parlava di tensioni latenti