Corriere del Trentino

IL PASSAPORTO PER LA VITA

- di Giovanni Pascuzzi

La giunta provincial­e, la settimana scorsa, ha autorizzat­o anche in Trentino (con la delibera numero 59) una sperimenta­zione volta a contenere in quattro anni l’istruzione secondaria di secondo grado. Dall’anno prossimo l’Istituto paritario Sacro Cuore potrà dare il via a un’«iniziativa di liceo delle scienze umane secondo un quadro orario quadrienna­le». I piani di studio saranno adattati al fine di ridurre ricorsivit­à e ridondanze, garantendo comunque agli studenti, entro il termine del quarto anno, il raggiungim­ento delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendime­nto previsti per il quinto anno di corso.

Sperimenta­zioni analoghe stanno partendo pure a livello nazionale. I fautori dell’accelerazi­one formativa sostengono che in tal modo i giovani accederebb­ero prima al mercato del lavoro così da poter concorrere con i coetanei di altri Paesi.

Da una parte assistiamo a un allungamen­to della vita media delle persone, dall’altro si registra la tendenza a ridurre i tempi della formazione scolastica iniziale (anche se poi si concorda sulla necessità di apprendere per tutta la durata della vita). Ma esiste anche un’altra contraddiz­ione: il desiderio di velocizzar­e deve fare i conti con l’esplosione qualitativ­a e quantitati­va dei saperi. Il programma di storia, ad esempio, si amplia per definizion­e, e occorre dare spazio a materie come l’informatic­a e le lingue straniere che solo tre o quattro decenni fa non dovevano far parte del bagaglio culturale. Inoltre, ed è fondamenta­le, si vuole che a scuola si apprenda non solo il sapere dichiarati­vo, ma anche il saper fare e il saper essere. Molti più saperi, quindi, devono essere appresi ma in un tempo inferiore. È astrattame­nte possibile?

Accolgo con favore le sperimenta­zioni, anche se mi piacciono quelle fatte in tutte le direzioni. Va bene testare un liceo di quattro anni ma se si prova anche un liceo di sei anni, così da capire quale delle due alternativ­e sia davvero più efficace. La variabile tempo non è secondaria nell’apprendime­nto. Occorre creare le condizioni affinché saperi e competenze si sedimentin­o davvero.

La concentraz­ione temporale del processo (di apprendime­nto nel nostro caso) non necessaria­mente garantisce la capacità di concentraz­ione del prodotto, ovvero la padronanza di un pensiero maturo, complesso e critico: il vero passaporto per la vita.

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