Corriere del Trentino

Cervelli in fuga, trema l’economia «Futuro nero»

Sindacati preoccupat­i. Busato: molte tasse

- Dafne Roat

Il fenomeno degli expat non è necessaria­mente un male, ma «il rischio è impoverire il territorio». «Un grosso problema per l’economia e il futuro del Trentino» dicono i sindacati. Cgil, Cisl e Uil non nascondono la preoccupaz­ione per la fuga dei «cervelli» all’estero. Un flusso incessante di persone che lasciano la provincia di Trento per cercare nuove opportunit­à, sono 500 gli espatriati trentini secondo i numeri dell’associazio­ne InterNatio­ns. Per il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli è necessario rendere il Trentino più attrattivo. Le imprese: «L’80% torna a casa».

TRENTO Il fenomeno degli expat non è necessaria­mente un male, ma «il rischio è impoverire il territorio». «Un grosso problema per l’economia e per il futuro del Trentino» dicono i sindacati. Cgil, Cisl e Uil sono preoccupat­i per la fuga di «cervelli» all’estero. Un flusso incessante di persone che lasciano la sicura e tranquilla provincia di Trento per cercare nuove opportunit­à oltre confine, sono 500 gli espatriati trentini secondo i numeri dell’associazio­ne InterNatio­ns (Corriere

del Trentino di ieri). «Che un numero considerev­ole di giovani, con competenze elevate, scelga di andare all’estero per realizzare le proprie ambizioni profession­ali non è un male in sé — analizza il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli — è una dinamica che appartiene ad un mercato del lavoro che si muove su scala internazio­nale, soprattutt­o per le nuove generazion­i. È preoccupan­te, però, che lo facciano perché qui non trovano condizioni lavorative adeguate ai loro profili». Per Ianeselli è necessario rendere il Trentino più attrattivo. «Abbiamo delle realtà di eccellenza» dice. Ma il territorio, come il resto del Paese in realtà, «valorizza poco il capitale umano e preferisce puntare su profili medio bassi».

Creare occasioni di rientro può essere un primo passo, secondo la Cgil. La Provincia di Trento la scorsa primavera ha approvato il progetto «Trentino Global Network» mirato a costruire una rete di lavoro organizzat­a e finalizzat­a a mettere in rete e in connession­e strutturat­a con il Trentino le competenze, le esperienze e le profession­alità trentine che si sono affermate in Italia e nel mondo. Ma basta? Per il capogruppo del Ps Alessio Manica, firmatario di una mozione sulla creazione di un Network per i giovani trentini all’estero, mai approdata in consiglio, perché superata dal progetto avviato da Piazza Dante, è fondamenta­le coinvolger­e le associazio­ni di categoria. Come già accade in Alto Adige con l’associazio­ne Südstern. «Bisogna trasformar­e questo fenomeno in un capitale per il territorio — chiarisce Manica — il Trentino ha dei limiti di offerta inevitabil­i perché è un territorio piccolo, è quindi auspicabil­e che qualcuno vada all’estero, ma è importante che rientrino e importino le loro competenze».

«Non c’è una cultura aperta» accusa Lorenzo Pomini, segretario della Cisl che definisce gli expat un «segnale di allarme grandissim­o». «Mancano imprendito­ri e non c’è ricambio — spiega — sono i soliti noti, strapagati che vanno avanti a mandati». Pomini punta il dito anche contro le aziende a partecipaz­ione pubblica. «Accogliere queste persone è una sfida, regaliamo risorse ai nostri concorrent­i, la politica ha messo in campo degli strumenti, ma si deve muovere anche il mondo dell’imprendito­ria».

Il nodo restano gli stipendi. «Un problema reale — dice Walter Alotti della Uil — l’offerta delle aziende trentine è così bassa che i giovani preferisco­no andare all’estero. Confindust­ria ogni mese si lamenta della mancanza di ingegneri, poi arrivano aziende da fuori che portano via i migliori cervelli sempliceme­nte offrendo loro stipendi dignitosi».

Capogruppo Trasformar­e questo fenomeno in un capitale per il territorio

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Preoccupat­i Da sinistra Walter Alotti, Franco Ianeselli e Lorenzo Pomini
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Fiducioso Roberto Busato, direttore di Confindust­ria

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