Corriere del Trentino

Boato: «Il ‘68 non produsse il terrorismo»

Presentato il libro di Paolo Brogi. Calì: «Intervenne la violenza dello Stato»

- Gabriella Brugnara

TRENTO «Il lavoro di Brogi ci aiuta a uscire soprattutt­o dal prevalere dalla memorialis­tica. La storia è più complessa, e gli storici che hanno cercato di approfondi­re questo evento di cinquant’anni fa non sono molti, perché non si tratta di un tema facile. Un libro che non affronta il nodo storico, ma con la sua cronologia rigorosame­nte riferita al ’68, mette in luce attraverso i fatti gli elementi che permettera­nno allo storico in futuro di elaborare una lettura più completa di quegli eventi».

Esordisce con questo punto di vista Vincenzo Calì durante la presentazi­one di ’68 Ce n’est qu’un dèbut - Storie di

un mondo in rivolta (Imprimatur) di Paolo Brogi, giornalist­a che nel ’68 era a Pisa, e che è stato firma del Corriere

della Sera. A raccontare le pagine di Brogi, insieme a Calì ci sono il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, Marco Boato, Lucia Coppola, Roberto De Bernardis.

«Da Roma a Berlino, passando per New York, Varsavia, Parigi, Tokyo, Milano, Chicago, Trento, Pisa, Torino, Valdagno, Firenze, Venezia, Avola, Pesaro, Venezia, Genova, Bologna, la Versilia, Dakar, Rawalpindi, Belgrado, Praga, Varsavia, Istanbul, Rio, Istanbul, Città del Messico … Che anno il ’68. A mezzo secolo di distanza uno di allora alle prese con quella stagione insuperabi­le, raccontata in un caleidosco­pio di situazioni con la voce dei suoi protagonis­ti» recita il risvolto di copertina.

«Con l’interpreta­zione dei fatti del ’68 — riprende Calì — inizia il difficile, in particolar­e per il caso italiano. Perché in Italia, a differenza di quanto accadde in Francia, Inghilterr­a, Stati Uniti, non solo non ci fu una rivoluzion­e, ma intervenne una violenza dello Stato che impedì negli anni successivi di rielaborar­e e arricchire quei messaggi, che erano rimasti soltanto ancora “messaggi per il futuro”».

Calì, sottolinea poi che lo spirito profondo del movimento era pacifista e non violento e su questo aspetto si sofferma anche Marco Boato, che ricorda innanzitut­to la sua amicizia con Brogi, iniziata quasi cinquant’anni fa. «Abbiamo percorso lo stesso itinerario politico, dal movimento studentesc­o a Lotta continua alle battaglie per i diritti civili — afferma —. Di errori probabilme­nte ne abbiamo fatti tutti, ma per quanto riguarda quelli clamorosi legati al terrorismo e alla lotta armata, si parla di un ragazzo su diecimila. Saranno stati cinque o seimila in tutta Italia i giovani coinvolti, ma del movimento del ‘68 hanno fatto parte alcuni milioni. Non si può dunque adottare il circuito ideologico mentale: il ‘68 ha prodotto terrorismo».

Entrando nei dettagli del libro, Boato osserva che si tratta di «un lavoro straordina­rio. Una lettura appassiona­nte come un romanzo, ma densa di elementi critici e problemati­ci, arricchita da diverse testimonia­nze dei protagonis­ti di quel periodo. Il volume contiene in proposito anche 240 brevi biografie, e 95 tra i personaggi elencati sono morti».

A giorni sarà in libreria Il lungo ‘68 in Italia e nel mondo

dello stesso Boato, che estende l’osservazio­ne agli anni tra il ’60 e il ’77.

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Autore Paolo Brogi (Rensi)

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