Graduatorie scuola, rinvio del Consiglio di Stato Non passano le proposte di Apran sul contratto
TRENTO Attesa delusa per i docenti trentini della scuola primaria diplomati magistrali ante 2001/2002, a rischio esclusione dalle graduatorie.
È stata difatti rinviata a data da destinarsi la sentenza della VI sezione del Consiglio di Stato che avrebbe dovuto essere emanata ieri (vedi Corriere del Trentino di ieri) per il ricorso patrocinato da Delsa.
«Senza sbilanciarsi troppo —spiega Mauro Pericolo (Delsa) — potremmo interpretare molto positivamente tale rinvio: il Consiglio ha difatti deciso di prendersi più tempo per analizzare a fondo la questione trentina e potersi così pronunciare in seguito nel modo più corretto possibile. La nostra è una vicenda— continua Pericolo — che necessita di valutazioni e ricostruzioni autonome rispetto a quanto già stabilito nell’adunanza plenaria del 20 dicembre scorso, la cui ricostruzione tecnica sostiene anzi le nostre ragioni. Questo lascia ben sperare nella conclusione positiva della vicenda giudiziaria; auspichiamo che nel frattempo l’amministrazione proponga soluzioni adeguate».
Nel frattempo ieri si è svolta anche la prima delle tre riunioni tra le sigle sindacali riunite e l’Apran per il rinnovo del contratto provinciale, conclusasi senza alcun accordo.
«La proposta di Apran è irricevibile» spiega Isaia Iorfida (Gilda Scuola). «È un’odissea» commenta Di Fiore (Uil Scuola): «L’amministrazione ha presentato una bozza di proposta che riprende integralmente quanto rigettammo nell’estate del 2014, riuscendo persino a peggiorare il testo vigente».
Il tasto più dolente è l’orario di lavoro dei docenti, che non si limita ovviamente alle sole lezioni frontali ma comprende svariate attività dovute ogni settimana. «La Provincia —commenta Di Fiore— chiede tutto ciò ai docenti senza una congrua programmazione, con insegnanti sempre disponibili a modifiche talora giornaliere del proprio orario di lavoro». L’appuntamento per ridiscutere il tutto è quindi rimandato ai prossimi incontri del cinque e del sette febbraio, «per chiudere un accordo contrattuale che il personale docente aspetta da un decennio».