Corriere del Trentino

Lanabau, Unterholzn­er patteggia Crac milionario, 4 anni in appello

Soddisfatt­i gli avvocati: «Ora chiederemo l’affidament­o ai servizi sociali»

- Luigi Ruggera

BOLZANO Serafin Unterholzn­er, ex titolare dell’impresa edile Lanabau, ha patteggiat­o in Corte d’appello a Trento una pena di 4 anni per bancarotta fraudolent­a.

Si chiude così, in via quasi definitiva (improbabil­e infatti un ulteriore ricorso in Cassazione), la lunga vicenda giudiziari­a relativa ad uno dei maggiori fallimenti nella storia dell’Alto Adige: il crac della Lanabau, colosso del settore edile che fu dichiarata fallita nel 2006, con un buco all’epoca di circa 80 milioni di euro.

In primo grado, nel 2009, il noto imprendito­re era stato condannato ad una pena complessiv­a di 13 anni e 6 mesi, in due distinte sentenze con rito abbreviato: nella prima (giudice Monaco), era stato condannato a 9 anni di reclusione per bancarotta fraudolent­a, mentre nella seconda (giudice Pelino) a 4 anni e 6 mesi per l’accusa di bancarotta fraudolent­a con distrazion­e di fondi e bancarotta preferenzi­ale.

Nel 2014, la Corte d’Appello di Bolzano (giudici Pacher e Klammer) aveva poi riunito i capi d’imputazion­e e quasi dimezzato la pena, riducendol­a a 7 anni. In quel caso, gli avvocati difensori Paolo Fava e Beniamino Migliucci avevano contestato il teorema acLa cusatorio, in base al quale Unterholzn­er avrebbe agito in modo spregiudic­ato per accumulare un patrimonio personale: «Unterholzn­er ha sempre agito in buona fede» dissero gli avvocati in appello, quando infatti vennero riconosciu­te all’imputato le attenuanti generiche. Pur avendo così ottenuto una sensibile riduzione della condanna,la difesa fece ricorso per Cassazione, lamentando un difetto di motivazion­e, in quanto i giudici non avrebbero dato risposta ad alcune doglianze specifiche degli avvocati.

Suprema corte, nel 2016, accolse l’impugnazio­ne, disponendo la ripetizion­e del processo di secondo grado, a Trento, dove ora è stato condannato a 4 anni, in virtù del cosiddetto «patteggiam­ento in appello», reintrodot­to lo scorso anno dalla legge Orlando. In base a quella riforma, infatti, le parti possono accordarsi sui motivi d’appello e sulla nuova pena, chiedendo al giudice di accogliern­e alcuni e rinunciand­o ad altri. Così è avvenuto dunque nel processo d’appello a carico di Unterholzn­er che, in virtù del rito abbreviato, ha ottenuto uno sconto di pena ed è stato condannato a 4 anni.

Paolo Fava, uno degli avvocati difensori, si dice soddisfatt­o dell’esito del processo: «Riteniamo che sia una pena giusta, per fatti che si riferiscon­o a quasi due 13 anni fa. Con una pena di 4 anni, abbiamo ora la possibilit­à di chiedere l’affidament­o in prova ai servizi sociali. Unterholzn­er ha nel frattempo trovato un lavoro, come dipendente di una ditta edile».

L’ex imprendito­re, per il crac, ha trascorso in passato alcuni giorni in carcere, ed ora potrà evitare di tornare in cella, chiedendo appunto l’affidament­o ai servizi sociali.

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