Corriere del Trentino

Giacobazzi al S. Chiara «Io profondo? È l’età»

Il testamento generazion­ale del comico di Zelig

- Chiara Marsilli

«Io ci sarò», dice il nonno ai nipoti. Io ci sarò recita il titolo dell’ultimo spettacolo di Andrea Sasdelli, in arte Giuseppe Giacobazzi, il comico romagnolo che ha conquistat­o il pubblico italiano dal palcosceni­co di Zelig. Un lavoro che nasce dal confronto con la sua vita privata. A 54 anni padre di una bambina di 4, Giacobazzi si chiede «Riuscirò a vedere i miei nipoti?» con la consueta energia e comicità. In scena a Trento stasera all’Audutorium Santa Chiara alle 21.

Uno spettacolo che fa ridere ma che parte da una riflession­e molto profonda e personale. Perché questa scelta?

«Il mio grande alibi è l’età. Ci sono due età che giustifica­no tutto: la vecchiaia e la giovinezza. Io sto invecchian­do e ho deciso di prendermi alcune libertà. Scherzi a parte, per me è stata una necessità. Nella mia carriera ho affrontato ogni argomento e ho deciso di alzare un po’ l’asticella e di parlare di me e della mia vita. Nello spettacolo precedente ho parlato delle difficoltà che io e mia moglie abbiamo avuto nel cercare un bambino. Dopo aver perso un figlio, tanti anni fa, siamo ricorsi all’inseminazi­one artificial­e e finalmente quattro anni fa è nata mia figlia. Dopo aver affrontato un tema del genere con ironia ho deciso di fare il passo successivo interrogan­domi sul futuro. Questo spettacolo è il video che i miei futuri nipoti vedranno, in cui io racconto la mia generazion­e e quello che mi aspetto per loro. Il tutto senza dare troppi consigli perché

non amo chi cala le verità dall’alto». La reazione dei suoi cari?

«Mia madre e mia moglie sono sempre al corrente prima di tutti dei miei progetti profession­ali. Anche i dubbi che ho riguardo alla mia condizione di genitore anziano è un argomento che ho affrontato prima di tutto con loro. Non ho mai fatto nulla senza il loro

consenso». Come ha risposto il pubblico?

«Di solito si dice “nemo propheta in patria”, ma per me non è così. Ho uno zoccolo duro di spettatori affezionat­i che vengono a tutti i miei spettacoli. Ma questo è valido un po’ in tutta Italia: quello che il pubblico mi dà è un amore incondizio­nato, che io ricambio con grande trasporto. Avevo paura che questo spettacolo non reggesse il confronto con quello precedente Un po’ di me. Genesi di un comico, che era piaciuto moltissimo. Ma le reazioni sono state bellissime e ho avuto riscontro da persone che mi hanno detto “è stato il migliore che tu abbia mai fatto”». Dopo questo spettacolo che progetti ha?

«Sono in tournée con Io ci

sarò fino a maggio e poi farò una pausa per elaborare il prossimo lavoro insieme a Carlo Negri, con il quale scrivo i miei spettacoli. Una piccola anticipazi­one: a partire dalla mia esperienza sul palcosceni­co riflettere­mo sulle maschere che ci mettiamo addosso quando diciamo una cosa e ne pensiamo un’altra o cerchiamo di farci andare bene una situazione che non ci piace. Un altro tema corposo che però affronterò senza pesantezza e con ironia».

A 54 anni mi sono domandato se riuscirò mai a conoscere i miei nipoti «Io ci sarò» è il lascito della mia generazion­e Un regalo ai figli dei miei figli

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