Disagio e tenerezza La cura psichica attraverso Ferlini
Lunedì la giornata di studi dedicata all’analista Scienza e prassi della cura nella seconda metà del ‘900 La malattia è «estrema possibilità di comunicare sofferenza» Alle Gallerie si discute di turbe psichiche Ferlini e Basaglia al centro del dibattito
di Massimiliano Boschi
«Non si possono applicare alla psicologia i criteri delle scienze esatte, sarebbe come applicare un modello numerico all’anima. Come possiamo numerare un sentimento? Come si può valutare l’amore in termine matematici? Si può domandare: quanto mi ami da uno a dieci? Il terapeuta non può entrare in una casa come un idraulico che ha dei rubinetti da sistemare. La base della terapia è la tenerezza, occorre condividere la tenerezza con il paziente. Le ferite che abbiamo sono le orecchie che ci permettono di sentire le ferite che ha l’altro. È lo scambio tra sofferenze che permette sia al terapeuta che al paziente di stare meglio, così come il sintomo è la mano che il paziente tende verso di noi. Il sintomo è l’estrema possibilità che ha una persona di comunicare la sofferenza».
Basterebbero queste poche frasi di Giorgio Maria Ferlini per comprendere perché lunedì gli verrà dedicata una giornata di studi a un anno dalla morte. Il convegno, che prenderà il via alle 9.15 nelle Gallerie di Piedicastello di Trento, si intitola: Disagio mentale, scienza della psiche e prassi di cura nella seconda
metà del Novecento e vedrà la partecipazione di numerosi medici e studiosi (ma non solo) che hanno conosciuto personalmente o hanno studiato la figura di Ferlini.
Specialista in neuropsichiatria, psicoterapeuta e libero docente in psichiatria, Ferlini, classe 1934, ha diretto l’ospedale psichiatrico e i servizi psichiatrici della Provincia di Trento dal 1975 al 1978 applicando integralmente la riforma Basaglia. Nei cinque anni successivi è stato responsabile dei Servizi Territoriali del Trentino e, dal 1983 ha insegnato Psicopatologia generale e dell’età evolutiva presso il corso di laurea in Psicologia della facoltà di Magistero di Padova.
Nel 1987 si è dimesso dall’Università (pur continuando a collaborare con i colleghi) per dirigere l’Ospedale Classificato Villa Santa Giuliana di Verona. Nel 1995, rientrato alla facoltà di Psicologia dell’Università di Padova ha insegnato Psichiatria psicodinamica fino al pensionamento e, con contratto libero professionale, fino al 2011. A 78 anni, nel 2012, ha iniziato a tenere seguitissime lezioni gratuite nel circolo Arci «Carichi Sospesi» della sua Padova.
Non meraviglia, quindi, che in occasione del primo anniversario della sua morte (avvenuta il primo febbraio 2017) la Fondazione Museo storico del Trentino abbia deciso di accogliere le sollecitazioni pervenute da amici, colleghi e conoscenti per promuove un’iniziativa pubblica per ricordare il suo operato.
Come ci spiega Rodolfo Taiani uno degli organizzatori del convegno: «Abbiamo deciso di ricordarlo descrivendo anche l’universo in cui ha vissuto, operato e in cui ha portato il suo prezioso contributo. Il convegno sarà diviso in due sessioni: la prima, alla mattina, di inquadramento e contestualizzazione; la seconda, più propriamente dedicata a Ferlini, in cui troveranno spazio numerose testimonianze da parte di chi lo ha conosciuto». Scendendo nel dettaglio, dopo i saluti iniziali di Marco Ioppi e Giorgio Postal, Patrizia Guarnieri, docente di Storia contemporanea all’Università di Firenze, ripercorrerà la storia della psicologia italiana dagli esordi fino agli anni sessanta.
Al termine, Paolo Migone, condirettore della rivista Psicoterapia e Scienze umane affronterà il tema della psichiatria nella formazione universitaria dal secondo dopoguerra. Alle 10.20 prenderà la parola John Foot, docente di storia moderna italiana all’Università di Bristol e autore del volume La repubblica dei matti – Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia
1961-1978 (Feltrinelli 2014) dedicato alle battaglie politiche per la riforma dell’assistenza psichiatrica in Italia.
In occasione del convegno, Foot tratterà il confronto tra psichiatria e (anti)psichiatria in Italia dal secondo dopoguerra fino al varo della legge 180. Prima della pausa pranzo troveranno spazio altre due relazioni: Donne psichiatre: la professione nel secondo
Novecento di Maria Giovanna Vicarelli, docente di Sociologia economica all’Università Politecnica delle Marche, e la relazione di Casimira Grandi, docente di Storia contemporanea di Sociologia e Storia sociale all’Università di Trento, che affronterà il tema del ruolo del servizio sociale in ambito psichiatrico.
Sarà, invece, Maria Luisa Drigo, del Centro di ricerca di psicoterapia di Trento, ad inaugurare i lavori pomeridiani illustrando la biografia di Ferlini. Seguiranno le testimonianze di numerosi amici, colleghi ed ex allievi che saranno accompagnate dalla proiezione di alcuni passaggi estrapolati da videointerviste rilasciate in varie occasioni da Ferlini e montate da Rocco Serafini.
Interviste che mostrano quanto fosse importante per Ferlini l’empatia, quella capacità che, come spiegava lui stesso, «non c’è sempre, ma si sente e si comunica senza parlare. Perché l’empatia non si impara, si condivide». Detto altrimenti, è difficile insegnare ad essere empatici ma per diventarlo occorre necessariamente liberarsi dai pregiudizi da cui siamo circondati e, soprattutto, occorre tenere a mente un concetto fondamentale: «Il paziente non è rotto, ma è una persona come noi, solo con un senso e un significato della vita che all’inizio ci è oscuro».
Non si possono applicare in psicologia i criteri delle scienze esatte