Fuga dei cervelli, bisogna investire nell’innovazione
«Fisiologico» certo, ma anche «patologico». È Lorenzo Dellai a sottolineare per primo la dicotomia insita nel fenomeno degli expatriates, che coinvolge in Trentino oltre 500 persone secondo l’associazione InterNations (Corriere del Trentino di giovedì). L’ex governatore avanza anche delle cifre: trenta miliardi di euro. «È quanto costa ogni anno all’Italia la fuoriuscita dal sistema Paese di queste risorse umane». Un problema, in particolare nella sua declinazione negativa, che la politica dimostra di avere ben presente: il mantra è «investire in ricerca, formazione e innovazione», ma anche intervenire sul costo e la tipologia del lavoro. Insomma, cercare di porre rimedio alle cause che rendono il trasferimento all’estero una necessità e non una scelta libera: stipendi troppo bassi, precariato, economia che non cresce.
Patologia-fisiologia
Se per i sindacati che centinaia di uomini e donne, altamente qualificati, lascino il loro Paese d’origine per dare forma a solide prospettive di carriera è un problema per l’economia e il futuro del Trentino e i datori di lavoro mettono l’accento sulla tassazione e la necessità di migliorare l’orientamento scolastico (Corriere del Trentino di ieri), la politica prova a fornire le sue ricette. Anche se, sottolinea Dellai, «non ci sono bacchette magiche». Per il candidato del centrosinistra alla Camera al collegio di Pergine occorre non confondere i due piani della questione: «La vera scommescarriera In corsa Da sinistra a destra: Lorenzo Dellai, Donatella Conzatti, Andrea Pradi. Sotto, da sinistra, Carmen Martini e Elisa Filippi sa è fare in modo che le persone non si sentano costrette ad andare via — chiosa — per questo servono ancora maggiori investimenti in università e ricerca accanto a quelli per favorire la nascita di nuove aziende o la riconversione di quelle esistenti in modalità operative nuove». Industria 4.0 dunque, ma intesa come «capacità di immaginare modi di fare impresa concepiti nel contesto tecnologico del momento»: dal manifatturiero ai servizi, dal turismo al sociale. E non solo in città, ma anche nelle valli. «È un processo lungo — ammette Dellai — che chiama in causa anche la nostra università e i centri di ricerca».
«Io a Bruxelles»
La questione è dirimente anche per Elisa Filippi, capolista del Pd nel listino proporzionale alla Camera. «In parte vissuta anche sulla mia pelle — rivela — A 26 anni mi sono trasferita a Bruxelles per lavoro». Due i pilastri da rinforzare per lei: «Formazione e ricerca da un lato, sostegno alla domanda economica dall’altro per rendere attrattivo il Paese». E supporto ai professionisti che lavorano con partita Iva, come prevede il programma del Pd: «Sono le persone che hanno investito moltissimo nella loro formazione e sono spesso costrette a lavorare sottopagate» ammette la candidata. All’insegna della «contaminazione» altre due proposte: «Rendere il servizio civile in toto europeo e introdurre strumenti che incentivino il programma Erasmus». Perché «svolgere una parte della formazione o della all’estero è importante e arricchisce — evidenzia Filippi — L’importante è tornare e dare vita a uno scambio fra chi entra e chi esce dal Paese».
Reddito garantito
Per Carmen Martini, la candidata del Movimento 5 stelle all’uninominale di Trento, il programma dei pentastellati è chiaro al riguardo: «Inutile girarci attorno, i giovani qualificati se ne vanno perché qua le retribuzioni sono troppo basse — esordisce — le imprese devono avere un minore carico contributivo per essere competitive con le loro concorrenti estere: abbassiamo le aliquote a loro carico e potranno assumere giovani qualificati». C’è poi il reddito di cittadinanza, «così i giovani avranno la possibilità economica di cercare un’occupazione adatta alle loro competenze». Non c’è il rischio, invece, che si adagino sull’entrata di un sussidio sicuro? «Assolutamente no, è ora di sfatare questo mito — replica Martini — Ci sono regole ben precise, più di tre offerte di lavoro non si possono rifiutare».
Precarietà, un limite
Lavoro è la parola chiave per Andrea Pradi, per cui il vero tema non sono le 500 persone che hanno lasciato la rassicurante Provincia autonoma per volare all’estero, bensì «il 60esimo posto dell’Italia su 65 Paesi fra le destinazioni ritenute migliori dagli expatriates». In altre parole, per 500 che decidono di andare all’estero non ce ne sono altrettanti che da fuori scelgono l’Italia, «perché — spiega — siamo arrivati alla precarietà per accontentare il mercato che si prende sempre più spazio a danno del lavoro». Così i giovani altamente qualificati accettano di lavorare coi voucher. Contromisure? «Contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti che siano realmente tali — afferma il candidato di Liberi e Uguali al Senato su Trento — dovrebbe essere l’unica tipologia esistente».
Pochi sforzi
L’analisi di Donatella Conzatti, infine, è simile a quella del suo ex compagno di partito: «Si tratta di un processo irreversibile in una società in movimento — ammette — ciò che preoccupa è l’assenza di una consapevolezza del ritorno e allo stesso tempo lo scarso sforzo del territorio per favorirlo». Candidata di Forza Italia al collegio di Rovereto, Conzatti fa l’esempio delle partecipate pubbliche e delle Fondazioni trentine «che dovrebbero fungere da catalizzatori del rientro e invece dei migliori tendono a coinvolgere i più fedeli: questo è anche un danno all’Autonomia».
Le posizioni Conzatti: «Pochi sforzi del territorio». Pradi: «Contratti a tempo indeterminato» Filippi «Anch’io a 26 anni mi sono trasferita a Bruxelles. Sostenere l’economia»