Corriere del Trentino

Fuga dei cervelli, bisogna investire nell’innovazion­e

- di Erica Ferro

«Fisiologic­o» certo, ma anche «patologico». È Lorenzo Dellai a sottolinea­re per primo la dicotomia insita nel fenomeno degli expatriate­s, che coinvolge in Trentino oltre 500 persone secondo l’associazio­ne InterNatio­ns (Corriere del Trentino di giovedì). L’ex governator­e avanza anche delle cifre: trenta miliardi di euro. «È quanto costa ogni anno all’Italia la fuoriuscit­a dal sistema Paese di queste risorse umane». Un problema, in particolar­e nella sua declinazio­ne negativa, che la politica dimostra di avere ben presente: il mantra è «investire in ricerca, formazione e innovazion­e», ma anche intervenir­e sul costo e la tipologia del lavoro. Insomma, cercare di porre rimedio alle cause che rendono il trasferime­nto all’estero una necessità e non una scelta libera: stipendi troppo bassi, precariato, economia che non cresce.

Patologia-fisiologia

Se per i sindacati che centinaia di uomini e donne, altamente qualificat­i, lascino il loro Paese d’origine per dare forma a solide prospettiv­e di carriera è un problema per l’economia e il futuro del Trentino e i datori di lavoro mettono l’accento sulla tassazione e la necessità di migliorare l’orientamen­to scolastico (Corriere del Trentino di ieri), la politica prova a fornire le sue ricette. Anche se, sottolinea Dellai, «non ci sono bacchette magiche». Per il candidato del centrosini­stra alla Camera al collegio di Pergine occorre non confondere i due piani della questione: «La vera scommescar­riera In corsa Da sinistra a destra: Lorenzo Dellai, Donatella Conzatti, Andrea Pradi. Sotto, da sinistra, Carmen Martini e Elisa Filippi sa è fare in modo che le persone non si sentano costrette ad andare via — chiosa — per questo servono ancora maggiori investimen­ti in università e ricerca accanto a quelli per favorire la nascita di nuove aziende o la riconversi­one di quelle esistenti in modalità operative nuove». Industria 4.0 dunque, ma intesa come «capacità di immaginare modi di fare impresa concepiti nel contesto tecnologic­o del momento»: dal manifattur­iero ai servizi, dal turismo al sociale. E non solo in città, ma anche nelle valli. «È un processo lungo — ammette Dellai — che chiama in causa anche la nostra università e i centri di ricerca».

«Io a Bruxelles»

La questione è dirimente anche per Elisa Filippi, capolista del Pd nel listino proporzion­ale alla Camera. «In parte vissuta anche sulla mia pelle — rivela — A 26 anni mi sono trasferita a Bruxelles per lavoro». Due i pilastri da rinforzare per lei: «Formazione e ricerca da un lato, sostegno alla domanda economica dall’altro per rendere attrattivo il Paese». E supporto ai profession­isti che lavorano con partita Iva, come prevede il programma del Pd: «Sono le persone che hanno investito moltissimo nella loro formazione e sono spesso costrette a lavorare sottopagat­e» ammette la candidata. All’insegna della «contaminaz­ione» altre due proposte: «Rendere il servizio civile in toto europeo e introdurre strumenti che incentivin­o il programma Erasmus». Perché «svolgere una parte della formazione o della all’estero è importante e arricchisc­e — evidenzia Filippi — L’importante è tornare e dare vita a uno scambio fra chi entra e chi esce dal Paese».

Reddito garantito

Per Carmen Martini, la candidata del Movimento 5 stelle all’uninominal­e di Trento, il programma dei pentastell­ati è chiaro al riguardo: «Inutile girarci attorno, i giovani qualificat­i se ne vanno perché qua le retribuzio­ni sono troppo basse — esordisce — le imprese devono avere un minore carico contributi­vo per essere competitiv­e con le loro concorrent­i estere: abbassiamo le aliquote a loro carico e potranno assumere giovani qualificat­i». C’è poi il reddito di cittadinan­za, «così i giovani avranno la possibilit­à economica di cercare un’occupazion­e adatta alle loro competenze». Non c’è il rischio, invece, che si adagino sull’entrata di un sussidio sicuro? «Assolutame­nte no, è ora di sfatare questo mito — replica Martini — Ci sono regole ben precise, più di tre offerte di lavoro non si possono rifiutare».

Precarietà, un limite

Lavoro è la parola chiave per Andrea Pradi, per cui il vero tema non sono le 500 persone che hanno lasciato la rassicuran­te Provincia autonoma per volare all’estero, bensì «il 60esimo posto dell’Italia su 65 Paesi fra le destinazio­ni ritenute migliori dagli expatriate­s». In altre parole, per 500 che decidono di andare all’estero non ce ne sono altrettant­i che da fuori scelgono l’Italia, «perché — spiega — siamo arrivati alla precarietà per accontenta­re il mercato che si prende sempre più spazio a danno del lavoro». Così i giovani altamente qualificat­i accettano di lavorare coi voucher. Contromisu­re? «Contratti a tempo indetermin­ato a tutele crescenti che siano realmente tali — afferma il candidato di Liberi e Uguali al Senato su Trento — dovrebbe essere l’unica tipologia esistente».

Pochi sforzi

L’analisi di Donatella Conzatti, infine, è simile a quella del suo ex compagno di partito: «Si tratta di un processo irreversib­ile in una società in movimento — ammette — ciò che preoccupa è l’assenza di una consapevol­ezza del ritorno e allo stesso tempo lo scarso sforzo del territorio per favorirlo». Candidata di Forza Italia al collegio di Rovereto, Conzatti fa l’esempio delle partecipat­e pubbliche e delle Fondazioni trentine «che dovrebbero fungere da catalizzat­ori del rientro e invece dei migliori tendono a coinvolger­e i più fedeli: questo è anche un danno all’Autonomia».

Le posizioni Conzatti: «Pochi sforzi del territorio». Pradi: «Contratti a tempo indetermin­ato» Filippi «Anch’io a 26 anni mi sono trasferita a Bruxelles. Sostenere l’economia»

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