La popolazione invecchia, più tumori Pelle e colon: dati che preoccupano
Giornata internazionale, primari in campo: «Prevenzione e cure personalizzate»
BOLZANO In Alto Adige diminuisce l’incidenza dei tumori, quindi i casi ogni 100.000 abitanti, ma aumenta invece il numero di nuovi casi, per via dell’invecchiamento della popolazione. È il quadro delineato ieri in occasione della Giornata mondiale contro il cancro.
Gli esperti, che dal 1995 possono contare su un registro tumori, hanno chiarito tutte le buone pratiche soprattutto nell’ambito della prevenzione: «L’aspettativa di vita in Alto Adige è tra le più alte in tutto il mondo — ha spiegato Guido Mazzoleni, primario del reparto di anatomia patologica e istologia dell’ospedale di Bolzano e direttore del registro tumori — per questo motivo il numero dei tumori riscontrati è piuttosto alto: diminuisce però l’incidenza, soprattutto per quanto riguarda il tumore al polmone e alla prostata nell’uomo, così come sono in calo i tumori al colon in entrambi i sessi. Stabile invece il numero riguardante il tumore alla mammella, mentre c’è un netto aumento dei melanomi».
Sono i tumori della pelle infatti a spaventare: si conta che un altoatesino su 4 contrae un melanoma, con 5.000 nuovi casi all’anno e una nuova diagnosi su tre che riguarda proprio questo tipo di male. Cifre triplicate in pochi anni: «A rischio sono naturalmente le persone di carnagione chiara — ha sottolineato Klaus Eisendle, primario di dermatologia a Bolzano — la crescita dei melanomi è dovuta soprattutto alle mancate precauzioni in caso di forte irraggiamento solare, ma anche all’uso smodato di lampade e solarium fin da giovani: raccomando sempre di prendere i dovuti accorgimenti quando si prende il sole e ricordo che le creme solari sotto la protezione 30 sono quasi inefficaci, tanto che in Australia, ad esempio, le hanno vietate».
Per la prevenzione di tutti gli altri tipi di tumore valgono le regole di uno stile di vita sano: mantenere una dieta equilibrata, fare molto movimento ed evitare il fumo. Tutte pratiche che fanno parte della cosiddetta «prevenzione primaria», a cui segue la secondaria, con i programmi di screening alla mammella, alla cervice uterina, al colon e alla prostata: «Il tumore del colon è quello più frequente in entrambi i sessi e con un rischio di mortalità ancora notevole — ha spiegato Mazzoleni — ma va sottolineato che è curabile e prevenibile, così come lo è quello alla mammella. Basta aderire ai programmi di prevenzione, per diagnosticarli in tempo. I tumori più difficili da curare sono quelli al pancreas e al polmone, i cosiddetti “big killer”: migliorano le terapie, ma non esiste ancora una prevenzione efficace». A seconda dei tipi di tumore, cambia l’età in cui è consigliata la prevenzione: dai 20 ai 65 anni per il Pap test, screening per la prevenzione del cancro del collo uterino, dai 50 ai 70 sono consigliati dei test del sangue occulto per la prevenzione del cancro al colon, stessa fascia d’età per il tumore alla mammella per il quale però si sta parlando già di abbassare la prevenzione a partire dai 40 anni.
Intanto anche l’Alto Adige segue con attenzione gli sviluppi in campo medico, che hanno portato pochi giorni fa alla cura di un bambino affetto da leucemia con la terapia genica, che prevede una «riprogrammazione» delle cellule: «Siamo molto avanti con i trattamenti terapeutici nella prevenzione terziaria — ha precisato Mazzoleni — esistono nuove tecniche personalizzate e immunoterapie che ci danno grandi speranze».