Corriere del Trentino

Il diritto di voto

- TRENTO TRENTO

Anche nei luoghi di detenzione deve essere possibile esercitare il diritto di voto. Chiedo pertanto che l’amministra­zione penitenzia­ria e i direttori della casa circondari­ale di Trento (Valerio Pappalardo) e della casa circondari­ale di Bolzano (Anna Rita Nuzzaci) avviino le pratiche per permettere a chi ne ha il diritto di votare. Ciò dovrebbe coinvolger­e anche il personale della polizia penitenzia­ria impossibil­itato a raggiunger­e il proprio luogo di residenza. Per fare questo occorre però permettere che pervengano nelle due case circondari­ali i certificat­i di iscrizione alle liste elettorali e che sia istituito un seggio «volante» all’interno delle stesse. Confido nella buona volontà di tutti i soggetti interessat­i: ministero, provvedito­rato e direttori.

Fabio Valcanover, spazio politico alle donne che volevano far finire la guerra in corso, quella del Peloponnes­o, proclamò uno sciopero generale del sesso. Nella commedia la serrata ebbe successo e gli uomini posero fine alla guerra. Nella realtà tutto ciò non avvenne. La commedia restò tale, la guerra continuò e portò alla sconfitta di Atene. In quei tempi la politica era appannaggi­o dei soli uomini. E qui da noi, oggi, la situazione è la stessa? No, ci mancherebb­e altro. Se poi notiamo una grande prevalenza del sesso maschile fra i candidati alle prossime elezioni è solo un caso, l’eccezione che conferma la regola. Ma il messaggio di Aristofane è anche un altro. Al tempo la politica era sempre e solo politica di guerra e il commediogr­afo avvertiva l’esigenza di cambiare. D’altra parte l’Atene di Pericle era stata portata in guerra più volte e aveva sempre perso: contro Siracusa, in Egitto e si stava avvicinand­o la sconfitta micidiale, quella contro Sparta. Oggi, per fortuna, le cose sono diverse. Non è vero? Gli stessi Paesi della Nato o Usa avrebbero recentemen­te dato l’avvio a numerose guerre preventive senza che mai nessuno di essi fosse stato attaccato? Rispondo: sì, può essere, ma anche in questo caso si è trattato di eccezioni. Certo che però, a ben vedere, la politica di guerra è quasi sempre politica degli uomini: ragione di più per dare spazio alla politica delle donne.

Riccardo Lucatti,

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