Terzo settore, svolta penalizzante per i volontari
Denuncia di 15 dipendenti della Croce rossa: stop ai dipendenti-volontari, perché?
TRENTO È firmata da 15 dipendenti della Cri Altipiani Folgarida-Lavarone la lettera in difesa del diritto di prestare attività volontaristica all’interno della associazione stessa, nella Croce rossa; lettera resa pubblica e messa all’attenzione della consulta dei sindaci e degli assessori provinciali, al fine di esternare ai cittadini il rischio a cui vanno incontro le comunità di montagna con la diminuzione dei volontari per effetto della legge nazionale di riforma del terzo settore.
Il nuovo codice nazionale, infatti, da una parte «sostiene l’autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, in forma associata, a perseguire il bene comune» e «riconosce il valore sociale dell’attività di volontariato», dall’altra dichiara la qualità di volontario «incompatibile con qualsiasi forma di rapporto di lavoro retribuito». «Il motivo — suppone Giorgia Pernici, una dei diretti interessati dalla modifica — è far fronte a forme di ricatto e ostruzionismo presentatesi in alcuni contesti a livello nazionale. Perché, però, mettere in difficoltà anche i luoghi in cui il meccanismo funziona?». I 15 dipendenti del comitato locale altipiani che hanno dovuto rinunciare all’impegno volontaristico (al quale avevano dedicato in tutto 11.000 ore) si sentono molto discriminati. Ancor di più se si aggiunge il fatto che tutti si erano avvicinati all’associazione come volontari, e solo in un secondo momento erano stati assunti, pur mantenendo per passione la doppia veste.
«Questa settimana, il presidente nazionale della Croce rossa Francesco Rocca ha imposto il tassativo rispetto della legge. Ora i 15 volontari sono fermi», spiega la volontaria e dipendente. I turni che solitamente venivano fatti da queste persone sono stati coperti a stento nei giorni scorsi. «La situazione — avvisa Pernici — non migliorerà. L’attività che facciamo in Croce rossa si costruisce in un iter di formazione lungo un anno, sarà difficile trovare da subito persone preparate». Con le nuove regole, oltretutto, si sprecano risorse umane già formate. Volendo fare un raffronto in termini economici, «per coprire l’impegno dei volontari lasciati a casa dovrebbero essere assunti 6 nuovi dipendenti, e non è sostenibile per l’ente pubblico garantire questo servizio», aggiunge l’operatrice.
«Chiediamo di modificare una legge imperfetta che allo stato attuale, oltre ad essere vicina all’incostituzionalità, perché lede la libertà di scelta personale, creerebbe un danno enorme alla nostra comunità», dice Pernici.
La scelta del legislatore di impedire di vestire la doppia veste di volontario e dipendente potrebbe essere lamentata anche in settori diversi dal primo soccorso. Un problema che, data la provvisorietà della legge delega, secondo Giorgio Casagranda (presidente del Centro servizi volontariato) non c’è. «In primis — spiega — mancano 30 decreti attuativi. Secondo, è una legge delega che fino a luglio ha tempo per essere modificata. Quindi, se ci sono storture, c’è spazio per segnalarle».
Casagranda Mancano trenta decreti attuativi. Si può ancora cambiare