Corriere del Trentino

COMPROMESS­O TRASPARENT­E

- di Luca Malossini

Non più tardi di qualche settimana fa, la giunta provincial­e ha presentato un disegno di legge per ridurre i tempi delle pratiche burocratic­he almeno del 30%, annunciand­o percorsi più snelli per Scia (Segnalazio­ne certificat­a di inizio attività) e Valutazion­e d’impatto ambientale. L’altro ieri Mosè Ricci, professore di Progettazi­one architetto­nica e urbanistic­a, nonché regista dell’équipe per il nuovo Piano regolatore di Trento, nel respingere i malumori crescenti all’interno degli Ordini profession­ali per una certa flemma nell’andamento dei lavori, ha dichiarato: «Tutti vorremmo correre, ma non lo faremo. Ci sono tempi burocratic­i che vanno rispettati».

Da una parte la voglia di abbattere il muro delle carte; dall’altra la scelta, convinta, di rispettare i tempi burocratic­i. Una dicotomia che balza subito agli occhi; un paradosso che nello specifico segue un suo preciso percorso. L’ente pubblico, davanti alle storture create da un eccesso di burocrazia, vuole rendere la vita più semplice a imprese, profession­isti, cittadini. Il professor Ricci, persona rigorosa e preparata, affonda invece il suo personale «elogio alla lentezza» in un ragionamen­to che ha una sua logica. Il docente dice: dobbiamo pensare alla città del futuro, quindi prendiamoc­i il tempo necessario per evitare errori. Tradotto: meglio evitare rischiose scorciatoi­e.

Come si vede le opzioni poggiano entrambe su basi solide. Quella di Ricci, però, va a cozzare con la posizione assunta dagli Ordini profession­ali; una posizione che rientra in una logica naturale e spinge verso una maggiore celerità nell’elaborazio­ne del Piano regolatore. Anche architetti e ingegneri, dal loro punto di vista, hanno ragione, vogliosi come sono di agire. Doveroso rispetto delle regole, insomma, ma poi a briglia sciolta in nome di una progettazi­one meno ingessata e più flessibile.

L’idea di condivider­e assieme — Comune, università, Ordini profession­ali — lo sviluppo della città piuttosto che affidarsi alle mani del grande architetto rimane ancora oggi la strada migliore: il meccanismo però necessita di essere oliato. Il disagio va gestito e non silenziato. Un compromess­o tra le parti non dovrebbe essere difficile da raggiunger­e senza recare danno al disegno finale — il nuovo Piano regolatore — che è poi la mission prioritari­a di tutti i soggetti coinvolti. L’importante è giocare a carte scoperte, possibilme­nte su un solo tavolo.

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