I debuttanti delle urne «Più garanzie»
La voce di chi voterà per la prima volta. «Candidati troppo vecchi». «Colpa anche nostra: poca disponibilità»
Ma cosa pensano i giovani che il 4 marzo andranno a votare per la prima volta? Oggi raccontiamo paure e aspirazioni. I partiti sono poco attrattivi e la classe politica è vecchia. Ma c’è anche un’autocritica: per cambiare dobbiamo metterci in gioco.
Alla loro responsabilità si è appellato il presidente della Repubblica nel discorso di fine anno. I giovani chiamati per la prima volta al voto il 4 marzo hanno profili politici diversi, più o meno delineati, e differenti opinioni riguardo al rapporto che li lega alla gestione della cosa pubblica. C’è chi crede i propri coetanei consapevoli dell’importanza della politica e chi, invece, è convinto che siano «poco disposti ad impegnarsi nella vita politica del paese». A mancare è l’attivismo, soprattutto entro le formule tradizionali: il partito non è più in grado di reclutare i giovani perché gli stessi ragazzi non lo credono il locus in cui maturare ed esprimere una visione politica («Sono spazi senza attrattiva»). E ancora: contribuisce ad allontanare i giovani dalla politica una classe dirigente che «non sembra in grado di dare garanzie ai giovani». Una conclusione alla quale i neo-diciottenni sono giunti osservando la mancanza di un ricambio generazionale all’interno della rappresentanza. Di riflesso a questo invecchiamento, nell’immaginario giovanile si fa spazio l’idea che ci si possa impegnare in politica soltanto «una volta diventati adulti e con un lavoro stabile».