Progettone salva-negozi Cgil critica
I punti vendita delle coop chiudono. In Consiglio provinciale approvata la mozione Fasanelli Cgil contraria: «Pericolo di distorsione del mercato». Si mettono in concorrenza i lavoratori
Il Consiglio provinciale approva una mozione per mettere i dipendenti del Progettone nei negozi delle Famiglie cooperative a rischio chiusura. La Cgil lancia l’allarme: grave errore.
TRENTO Il consiglio provinciale approva una mozione di Massimo Fasanelli (Gruppo misto) per inserire lavoratori del Progettone nei negozi delle Famiglie cooperative altrimenti costretti alla chiusura per mancanza di sostenibilità economica. Un modo per alleviare i costi del personale e mantenere il presidio in montagna. Dura la reazione della Cgil: si creerebbe dumping contrattuale, con evidenti distorsioni del mercato. Intanto, sempre in tema di piccoli negozi di montagna, Cooperazione Trentina (che esce con la nuova veste editoriale) dedica ampio spazio al riconoscimento Sieg, strumento per il loro rilancio.
Il problema nasce dalla paventata chiusura di due negozi alimentari nelle frazioni di Vallarsa, Camposilvano e Obra. Come succede in 205 casi (su 397) in Trentino, si tratta degli unici presidi del territorio, «non solo un luogo per l’approvvigionamento, ma anche, e soprattutto per gli anziani, un punto di aggregazione e socializzazione, destinato però al capolinea», scrive Fasanelli. Dato che esiste il Progettone, che impiega molte persone che hanno perso il lavoro, l’idea parrebbe semplice: Federcoop e Agenzia del lavoro si mettano d’accordo, in modo da far gestire i negozi dal personale del Progettone, con un risparmio per le Famiglie cooperative, dato che i loro stipendi son pagati dalla Provincia. In contropartita la cooperazione (leggi Sait) deve garantire la fornitura di merci, «con prezzi in linea con i punti vendita maggiori, per incentivare gli acquisti nei negozi svantaggiati».
In Cgil il segretario generale Franco Ianeselli e il segretario della Flai (agroindustria) Maurizio Zabbeni saltano sulla sedia. Riconoscono come sia giusto «promuovere le attività economiche nel loro complesso», soprattutto in luoghi difficili. Ma così facendo si creerebbero distorsioni del mercato. «Primo nodo: la libera concorrenza. Ci sono dubbi su un sistema che incentivi questi attori e non altri. Secondo: se per tenere aperti i punti vendita si abbassa il costo del lavoro, si finisce per mettere in concorrenza i lavoratori tipici del settore del commercio con quelli del Progettone. Ogni attività in crisi allora potrebbe risolvere i problemi sostituendo i suoi lavoratori con quelli del Progettone. Senza contare che lo stesso Progettone è già al limite come numero di assunti». Infine gli addetti «sono impiegati in lavori socialmente utili o in supporto ad altre attività. Non possono essere definiti con mansioni di responsabilità che si sostituiscano ad altri profili, all’interno di contratti nazionali di lavoro».
«È difficile comprendere che il Consiglio provinciale possa prendere in considerazione una tale eventualità che, se esercitata, rischierebbe di fare implodere il sistema delicato dei lavori socialmente utili nel tempo costruito nella nostra Provincia — concludono Ianeselli e Zabbeni —. Chiediamo all’amministrazione provinciale di ponderare con la necessaria lucidità quanto riportato nella mozione approvata, evitando di ricorrere ad affrettate conclusioni che possano rivelarsi più dannose che efficaci».
Il tema della sostenibilità dei piccoli negozi avrà una svolta nella seconda parte di febbraio, dice il mensile di Federcoop, «con la delibera della giunta provinciale con cui i punti vendita multiservizi verranno riconosciuti come Sieg, servizi di interesse economico generale» dopo il via libera della Commissione europea. In questi luoghi «si potranno prenotare visite specialistiche, stampare referti medici, accedere alla propria cartella clinica, ritirare farmaci, pagare bollettini o bollo auto, prelevare contanti, acquistare giornali, navigare in internet, ritirare documenti anagrafici o autorizzazioni comunali». L’ufficio agevolazioni di Federcoop ricorda poi che per le Famiglie cooperative si alzerà il tetto del contribuito «de minimis» da 200.00 0 a 500.000 euro in tre anni.
Claudio Moser, dirigente del Dipartimento sviluppo economico della Provincia, aggiunge: «Per ottenere il riconoscimento Sieg i punti vendita dovranno erogare 4 attività (due per il pubblico esercizio) rispetto alle 2 attuali dei multiservizi. Due su quattro dovranno ricadere nel novero dei servizi considerati più importanti».