«Una rappresentanza quasi da circo Ma noi dobbiamo ritrovare la curiosità»
TRENTO Riccardo Berloffa ha 22 anni e frequenta il primo anno di giurisprudenza a Trento.
Alla tua generazione viene spesso rinfacciato un certo disinteresse nei confronti della politica. Sei d’accordo o credi che sia una generalizzazione sbagliata?
«Purtroppo è vero che i giovani di oggi sono disinteressati. Non si avvicinano alla politica e lo riscontro anche nella mia cerchia di amicizie. Soprattutto chi lavora, e ha scelto di non proseguire gli studi, tende a non partecipare e a non interessarsi alla cosa pubblica. Ciò si riflette nell’astensionismo, che è uno dei peggiori dei problemi della nostra democrazia. Siamo definiti un paese di vecchi, ma finché i giovani non si rendono conto del peso che potrebbero avere all’interno dei partiti o delle istituzioni, non ci toglieremo questa etichetta».
Fare politica significa avere a che fare con regole e meccanismi piuttosto complessi. Può essere dovuto a questo il distacco di cui parli?
«Non credo. Piuttosto, penso che le nuove generazioni si sentano distanti dalla politica perché lo scenario visibile nelle sedi della rappresentanza è quasi da circo, fatto di persone con pochi meriti, che prendono parola e sparano sentenze campate per aria, senza una preparazione reale. La politica di oggi è lo specchio della mentalità italiana. E io, come altri giovani, non mi trovo a mio agio in una politica di questo genere».
Sei interessato a dare un contributo attivo per migliorare il modo di far politica?
«Con l’inizio dell’università ho conosciuto alcuni ragazzi con cui sono riuscito a trovare il confronto che cercavo, e dalle discussioni siamo passati alla creazione di una giovanile che intercetti ragazzi e li avvicini alla politica, spingendoli ad impegnarsi per la comunità. Anche questo è un modo di far buona politica» .
Secondo te i partiti hanno perso capacità di includere una base di giovani?
«Non sono i partiti ad aver perso l’iniziativa. Il problema di fondo è che i ragazzi di adesso sono meno stimolati a partecipare attivamente, e quindi non hanno interesse nei partiti. Chi non ha lo slancio apportato da una motivazione personale resta nel suo piccolo e non sviluppa una coscienza critica. Ed è questo di cui dobbiamo occuparci, se vogliamo accrescere la partecipazione giovanile».