Sasa, pochi autisti di bus Cisl: «Turni massacranti»
Ancora polemiche BOLZANO sul fronte trasporti. Stavolta al centro della contesa sono Sasa e Cisl, la quale accusa la società di trasporto pubblico di imporre ai suoi dipendenti turni di lavoro massacranti per far fronte alla carenza di organico. «Certo, si è cercato di riparare alla situazione con un concorso pubblico — commenta Maurizio Albrigo, referente della Federazione italiana trasporti (Fit) per il personale Sasa — Ma, a fronte di 100 domande presentate, si sono presentati al colloquio in 13 e solo 7 di questi si sono rivelati idonei». Stefano Pagani, presidente Sasa, rassicura i sindacati: «Ieri abbiamo aperto un nuovo bando di assunzione, ma il nostro obiettivo è quello di selezionare personale di qualità. Tavoli di confronto sono già aperti con i rappresentanti dei lavoratori e la Provincia, intanto puntiamo sugli apprendistati professionalizzanti».
La situazione si aggraverà ulteriormente nei prossimi dodici mesi, sostiene Albrigo, «dal momento che almeno 20 autisti se ne andranno in pensione. Anche loro, infatti, in base alla legge Fornero, rientrano fra gli aventi diritto al pensionamento anticipato, con 41 anni di contributi. La carenza di personale — precisa — influisce negativamente sulla qualità del servizio pubblico, così come sugli orari di lavoro dei dipendenti, che si allungano a fronte di turni di riposo inesistenti». Numeri alla mano, Albrigo illustra la situazione all’interno di Sasa: «Dei 325 dipendenti complessivi gli autisti sono 240. E 20 se ne andranno entro dicembre, a fronte di 10 assunzioni tramite agenzie interinali e 9 con la formula di apprendistato. Bisogna sottrarre, però, anche gli inidonei alla conduzione dei mezzi».
Alla carenza di organico, secondo il segretario provinciale Fit Mirco Costantino, si aggiunge anche il problema sicurezza. «Da autista posso garantire che ogni giorno ne capita una, con disordini provocati da ubriachi e maleducati di ogni età e provenienza. Motivo per cui chiediamo l’installazione, sui mezzi, delle porte alte, di modo da proteggere i conducenti. Al momento sono presenti solo sul 30% degli autobus». Nota dolente anche quella relativa ai turni di lavoro, «che arrivano anche a 7 ore e 15 minuti — prosegue Costantino — Il quarto d’ora dovrebbe essere di riposo, ma fra un ritardo e l’altro delle linee, finisce con lo scomparire. Con la conseguenza che gli autisti devono guidare, in mezzo al traffico, per 7 ore di fila ogni giorno. Con ricadute non indifferenti in termini di stress psicologico».
Motivi che, «sommati alle basse retribuzioni, contribuiscono a rendere quella dell’autista di autobus una posizione lavorativa poco attrattiva — sostiene Christian Tschigg, segretario Fit — Per ovviare al problema la nostra proposta, a Sasa, è quella di farsi carico dei costi per il corso e l’esame. Per ottenere la patente apposita le spese, attualmente a carico degli aspiranti autisti, possono arrivare anche a 4 mila euro». Un punto sul quale arriva la rassicurazione di Pagani: «Per chi entra in azienda tramite un apprendistato le spese sono già a carico di Sasa. Anche per far fronte alla carenza di patentati, che arrivano a 6 all’anno contro i 60 di otto anni fa. Un problema legato alla crisi economica e ai costi sempre meno sostenibili per i giovani. Quanto all’aspetto della sicurezza, mercoledì incontreremo il Questore per organizzare corsi di formazione per i nostri controllori».
La replica «Sono in arrivo i nuovi assunti»