Centrale unica d’emergenza, Zappini lascia
Agire: «Atto tardivo». I Cinque Stelle: «Primo passo»
TRENTO Centrale unica di emergenza (Cue), Luisa Zappini si fa da parte e la Provincia indica come nuovo responsabile ad interim Stefano De Vigili, dirigente generale del dipartimento di Protezione civile. «Il provvedimento — sottolinea una nota ufficiale di piazza Dante — il provvedimento è stato assunto per ragioni di opportunità, anche a seguito di espressa richiesta della dottoressa».
Un avvicendamento che viene accolto con favore dalle opposizioni, Movimento 5 Stelle in testa, che ipotizzano sia accaduto «quasi certamente a seguito delle nostre interrogazioni». A caricare, anzitutto, è Filippo Degasperi. «E’ un primo passo per dipanare la matassa — sostiene il consigliere pentastellato — le ipotesi di utilizzo improprio dei permessi di assistenza ai familiari e dell’auto di servizio hanno prodotto anche altri risvolti. Stando alle cronache, è in corso un’indagine della magistratura». Claudio Cia parla di atto opportuno, ma tardivo. «Una decisione — commenta il consigliere di Agire per il Trentino — che arriva in ritardo rispetto alle richieste di dimissioni della dirigente, avanzate dal sottoscritto nel corso del 2017». A difesa di Zappini interviene l’avvocato Nicola Stolfi. «Non ci sono dimissioni — precisa il legale della professionista — ma la disponibilità per l’assegnazione ad altro incarico. La situazione ha minato la serenità della persona, anche per il timore che si potesse creare un offuscamento dell’immagine del Cue, struttura che ha sempre funzionato in maniera appropriata».
E rispetto all’ipotesi di impiego improprio dei permessi di assistenza ai familiari, Stolfi evidenzia come «la legge 104 ne consenta 36 l’anno. Zappini ne ha usati sei nel 2015, otto nel 2016, sei nel 2017. A questo si aggiunga che nel 2014 aveva ferie arretrate e cui si sommano 20 giorni non goduti e persi nel 2015. Aggiungiamo poi che nel 2015 ha svolto in servizio quasi 1.100 ore annue in più, altrettante nel 2016 e circa 700 nel 2017. Più facile vi possa essere stata una svista». Infine l’avvocato ipotizza «possa esservi stata una divulgazione abusiva di dati, se non di documenti, a giudicare da quanto richiamato nelle interrogazioni».