Una triste sudditanza
Sabato scorso è stato celebrato l’anniversario della tragedia del Cermis avvenuta vent’anni fa, in cui persero tragicamente la vita venti persone (tre vittime erano della nostra regione). Sciatori giunti in vacanza a Cavalese che precipitarono insieme al manovratore della cabinovia a seguito del tranciarsi dei cavi di sostegno per colpa di una scellerata manovra di un aereo militare statunitense di passaggio a bassa quota.
Accertate le responsabilità del pilota per sua stessa ammissione e degli altri membri dell’equipaggio, nessuno di loro pagò sostanzialmente nulla, in quanto per gli accordi stipulati, e tutt’ora vigenti, della «Convenzione di Londra» del 1951 sullo status dei militari della Nato, la giustizia italiana venne subito esclusa per «difetto di giurisdizione». La palla dunque passò alla giustizia americana che tramite i suoi processi alla fine affossò i maggiori capi d’accusa imputati ai suoi marines. Quanto accaduto rimane per noi un esempio di triste sudditanza politica, psicologica e militare.
All’epoca il ministro della Difesa era il trentino Beniamino Andreatta, onestamente ci saremmo aspettati un atteggiamento più incisivo, invece tenne un profilo basso. Nonostante poi sia stato devoluto un indennizzo ai parenti delle vittime, ciò non dà ancora
certamente serenità ai loro animi. Oggi forse dovremo pretendere che chi commette reati nel nostro territorio,
amico o alleato che sia, debba poi fare i conti con la nostra giustizia.
Paolo Peruzzini,