Sitkovetsky «Suoneremo anche i Trii di Beethoven»
Con un volo diretto dal palco del Concertgebouw di Amsterdam torna oggi a Trento il Trio Sitkovetsky. Trio di grande fama impostosi sulla strada dell’indimenticabile Trio Beaux Arts, fu fondato dopo quelli che Alexander Sitkovetsky definisce «incidenti molto fortunati»: l’incontro da bambino con la pianista Wu Qian, oggi sua moglie, e quello con Isang Enders, nuovo violoncellista della formazione. Alle 20.30 per la Stagione dei concerti della Filarmonica di Trento eseguiranno opere di Beethoven e Dvorák da loro spesso frequentate come spiega Sitkovetsky.
Tra i progetti dell’anno l’integrale dei Trii di Beethoven per la BIS tra i quali proporrete il n. 3 e n.6. Quanto influisce sul lavoro musicale una registrazione?
«In sala di registrazione possono funzionare diversi approcci. Per Beethoven, però, credo sia necessaria una chiara convinzione riguardo al più piccolo dettaglio, così quest’anno stiamo suonando i Trii in tutte le sale».
Poi la melanconia così fervida di Dvorák...
«Dvorák è un narratore fantastico, specialmente nel Dumky Trio. La parola “dumka” significa “pensiero” in molte lingue slave e questo trio è una raccolta di sei pensieri musicali che vanno a tessere una storia, nella quale il violoncello occupa il centro della scena. Credo che nessuno sia riuscito a entrare nel profondo della scrittura violoncellistica, regalando un punto alto della storia del repertorio per Trio».
Pregi e difetti della convivenza musicale con la propria moglie.
«Non c’è niente di negativo. Qian è un pianista brillante, suoniamo insieme da quando avevamo 13 anni e poter ancora oggi lavorare con lei è per me un grande piacere e fortuna».
Dopo molti palchi italiani tornate a Trento.
«Adoriamo tornare a Trento. La stagione della Filarmonica è tra le migliori al mondo e poi amiamo Cristina Geier, ci ha sempre sostenuto incredibilmente».