Circoscrizioni, riforma al palo Stefani: presidenti arrabbiati
«I presidenti non stanno vivendo bene questo lungo silenzio e questo rinvio, siamo tra il depresso e l’arrabbiato». Armando Stefani, portavoce dei presidenti delle circoscrizioni, dà voce all’amarezza dei rappresentanti degli enti decentrati del capoluogo per i ritardi nella discussione in consiglio del documento di rinnovo dei quartieri, già licenziato dalla commissione. Sul tavolo, in particolare, c’è il tema delle indennità per i presidenti.
«Siamo tra il depresso e l’arrabbiato». Prima di parlare, Armando Stefani non trattiene un sospiro di sconforto. «Ci aspettavamo una risposta in tempi più brevi» ammette il portavoce dei presidenti delle circoscrizioni cittadine. Che dopo aver saputo della decisione di Palazzo Thun di rinviare l’esame del documento sul «rinnovamento» dei quartieri a dopo le elezioni Politiche disegna l’umore (nero) dei rappresentanti degli enti locali.
«È vero — dice il presidente dell’Argentario — che hanno pensato di posticipare la discussione in Aula per evitare il rischio di strumentalizzazioni politiche, ma di certo questo lungo silenzio, unito al rinvio, non è stato vissuto bene dai presidenti delle circoscrizioni».
Anche perché la questione della riforma degli enti decentrati — e soprattutto delle indennità per i presidenti e dei gettoni di presenza per i consiglieri — non è certo nuova. Anzi: il problema è sul tavolo dalle elezioni del 2015. E ha già incassato una sonora bocciatura nella primavera di due anni fa, quando la delibera presentata dall’assessora Chiara Maule non solo era stata respinta, ma aveva provocato una spaccatura all’interno della maggioranza di centrosinistra autonomista. Nel mirino, anche in quel caso, più che il «futuro» dei quartieri era finito il nodo economico, con i partiti divisi sull’opporbiamo tunità o meno di garantire un riconoscimento a chi riveste un ruolo istituzionale anche al livello più vicino ai cittadini. Uno stallo che aveva convinto i presidenti a intervenire in prima persona, predisponendo un documento di riforma degli enti locali che a luglio dello scorso anno era stato consegnato al sindaco Alessandro Andreatta, per poi finire — in autunno — sul tavolo della commissione decentramento presieduta da Michele Brugnara (Pd). «Quel documento ci è costato un anno di lavoro» ricorda Stefani. Che ora spera di non dover «subire» altri ritardi. «Nei mesi scorsi — ricostruisce il quadro il portavoce — ci era stato promesso un ragionamento in maggioranza, che probabilmente non è ancora concluso. È questo che mi fa specie». Del resto, avverte, la questione non è semplice. «Si tratta — conferma Stefani — di un passaggio delicato. Ab- già preso una “mazzata” due anni fa con la bocciatura della delibera in Aula. La seconda va evitata a tutti i costi. Per questo, prima di arrivare in consiglio, è bene confrontarsi e sapere con precisione su quali forze politiche poter contare». E aggiunge: «Voglio sperare comunque che questo rinvio sia solo un difetto tecnico, come mi è stato detto. Mi auguro quindi che ci sia tempo e modo per affrontare l’argomento».
Anche se il rischio, guardando il calendario, è che la delibera slitti ancora più avanti. A marzo, dopo le elezioni, in Aula dovrebbe approdare infatti anche la «famosa» variazione di bilancio sulla quale l’opposizione ha già messo gli occhi per una battaglia a suon di emendamenti. E quindi di sicuro il dibattito di Palazzo Thun rimarrà bloccato per almeno una tornata (se non di più). Di seguito il consiglio dovrà iniziare a esaminare probabilmente i documenti relativi al Piano regolatore, in vista della prima adozione. Il restyling delle circoscrizioni, quindi, potrebbe finire a ridosso dell’estate. O forse scivolare a settembre. Con un altro problema: la vicinanza delle elezioni provinciali potrebbe far sorgere la stessa questione di opportunità che in questi giorni ha portato al rinvio del documento. Rischiando di far slittare l’argomento addirittura al 2019 (ossia a un anno di distanza dalle prossime elezioni comunali).
Senza contare che, nel momento in cui arriverà in Aula, l’argomento farà sicuramente discutere: se infatti sulle indennità dei presidenti la convergenza sembra essere stata trovata (la possibilità è infatti rimasta nel documento approvato dalla commissione decentramento), sul gettone per i consiglieri l’accordo è ancora lontano.
Percorso tormentato Nel 2016 il consiglio ha bocciato la delibera dell’assessora Maule su indennità e gettoni Il portavoce «Mi auguro che si tratti di un posticipo tecnico e che ci sia modo e tempo per discutere»