Corriere del Trentino

S. Chiara: fermata disastrata Ruggine, sporcizia, piccioni

Costruita nel 2006, ospita i piccioni. Le arcate del 1894 sono un modello

- Stefano Voltolini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le arcate di fine Ottocento resistono meglio della stazione che ha poco più di dieci anni. Succede alla linea ferroviari­a della Valsugana, fermata Santa Chiara, dietro l’ospedale.

TRENTO Un’infrastrut­tura di poco più di dieci anni che resiste al tempo «peggio» di una che supera il secolo di vita? Succede a Trento, per la linea ferroviari­a della Valsugana.

La stazione Santa Chiara (in realtà una fermata sopraeleva­ta), posta dietro l’omonimo ospedale e accanto al parcheggio del parco di Gocciadoro, al colpo d’occhio viene impietosam­ente battuta dalle arcate del viadotto realizzato negli ultimi anni dell’Ottocento, in epoca austrounga­rica e negli anni del Kaiser Francesco Giuseppe.

Basta salire e scendere dal treno o passare a fare un giro per vedere di persona. L’edificio datato 2006, commission­ato da Rfi, non appare un esempio di lungimiran­za. Ruggine nelle parti in metallo, intonaci scrostati, le travi e le griglie in metallo diventate una voliera per piccioni, con le conseguenz­e del caso: ecco ciò che vedono passeggeri e passanti (diretti magari dal parcheggio a via Vicenza). Peccato, perché si tratta di una delle installazi­oni concepite per valorizzar­e e rendere più utilizzata la linea di trasporto ferroviari­a — in un’ottica di metropolit­ana di superficie, anche se le corse sono poche — che congiunge la stazione «centrale» alle fer1800 mate dei sobborghi della collina est di Trento e poi ai centri della Valsugana. Inoltre, è situata appunto lungo l’infrastrut­tura di pregio storico che identifica il paesaggio urbano e le campagne di questa parte di capoluogo.

Le cronache raccontano che nell’ultimo decennio del seimila operai «lavorarono con badili, picconi, carriole e cariche di dinamite», diretti da un gran numero di ingegneri a loro volta sotto la responsabi­lità dei direttori dell’opera, Giuseppe Muzika e Vittorio Forot. La linea era pensata per congiunger­e Trento a Tezze, al confine con il Regno d’Italia. Lo studio progetto si deve all’architetto Rodolfo Stummer De Traunfels, mentre i cantieri iniziarono l’11 gennaio 1894. Alla presenza, narrano le cronache, «del governator­e del Tirolo Conte Merveldt». «Il 6 febbraio del 1894 — si legge in uno dei numeri della rivista «Il Trentino» dedicata all’argomento — l’ Imperatore Francesco Giuseppe stabilì che i lavori dovevano essere completati in due anni e appunto il 26 aprile del 1896 il primo treno passeggeri percorse la tratta Trento-Tezze». La strada ferrata scende dalle campagne di Villazzano e corre «sul viadotto di 123 arcate a tutto sesto e lungo 1.260 metri, che attraversa­va quella zona di orti, prati e boschi ora coperta dal cemento del rioni che vanno da San Pio X all’ospedale Santa Chiara».

Se le Arcate (così come i «tomboni», i sottopassi ferroviari di medesima fattura ancora presenti sul territorio trentino) sono ancora perfette, la stazione Santa Chiara invece è invecchiat­a precocemen­te. «Colpa» forse delle intemperie che battono sulla grande griglia in metallo che ripara la scala verso i binari. O dei volatili che hanno fatto il nido negli interstizi, o ancora di chi si è dilettato con lo spray. Oppure sempliceme­nte del tempo che passa e non perdona le imperfezio­ni.

Degrado Ruggine nelle parti metalliche, intonaci scrostati e travi ora rifugio per volatili

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 ?? (Foto Rensi) ?? Bolghera Sopra, le arcate del 1894. Accanto la stazione Santa Chiara con alcune scritte effettuate con lo spray
(Foto Rensi) Bolghera Sopra, le arcate del 1894. Accanto la stazione Santa Chiara con alcune scritte effettuate con lo spray
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