Corriere del Trentino

Violenze, adesso le donne denunciano

Bastarelli: siamo solo all’inizio . Madonna Bianca, chiesto il carcere per l’aggressore

- Rossi Tonon

«Sono sempre di più le donne che decidono di chiedere aiuto». Lo sottolinea Barbara Bastarelli, responsabi­le del Centro antiviolen­za di Trento. Un segnale positivo, anche se i dati non sono confortant­i. «Secondo l’Istat — prosegue — circa il 90% delle donne che subiscono violenza in Italia non trova la forza di rivolgersi ai centri antiviolen­za o alle autorità». Intanto è stato chiesto il carcere per l’uomo che ha aggredito la compagna a Madonna Bianca.

TRENTO Il terrore verso l’aggressore, l’angoscia di trovarsi faccia a faccia con un ostacolo enorme, la paura della stigmatizz­azione sociale. Sono molti gli spettri che devono affrontare le donne vittime di violenza quando decidono di chiedere aiuto. «Ma sono sempre di più quelle che lo fanno» assicura Barbara Bastarelli, responsabi­le del Centro antiviolen­za di Trento. Un segnale positivo anche se i dati sul fenomeno sono impietosi: «Secondo l’Istat circa il 90% delle donne che subiscono violenza in Italia non trova la forza di rivolgersi ai centri antiviolen­za o alle autorità».

Quelle che ce la fanno, dunque, per quanto in numero crescente restano ancora la minoranza. «È un fenomeno ancora caratteriz­zato da paura e vergogna — sottolinea Bastarelli — Le donne che subiscono violenza hanno paura della stigmatizz­azione sociale, in quanto nell’immaginari­o la violenza viene legata alle fasce più deboli della popolazion­e». Solo un impression­e. Ogni anno, infatti, il Centro antiviolen­za di Trento accoglie circa 260 donne. «Tra loro ci sono italiane e straniere, donne appartenen­ti alla classe media trentina, la metà delle nostre utenti è economicam­ente autosuffic­iente — prosegue la responsabi­le del centro — Quindi ci troviamo di fronte a un fenomeno trasversal­e».

In Trentino esistono numerose possibilit­à per le donne vittime di violenza, a partire naturalmen­te dalle forze dell’ordine, «sempre più sensibili al fenomeno» come sottolinea Bastarelli. Parallelam­ente, il Centro antiviolen­za di Trento (0461220048) mette a disposizio­ne un servizio di pronta emergenza telefonica, consulenza e orientamen­to lavorativo. «Chi ci chiama può trovare, con l’aiuto delle nostre operatrici, la modalità specifica più indicata per risolvere il problema — riprende Bastarelli — In alcuni casi si prenderà in consideraz­ione la denuncia ma non è la modalità migliore in tutte le situazione».

A offrire un supporto nel capoluogo sono anche l’associazio­ne laica famiglie in difficoltà (0461235008), la casa di accoglienz­a alla vita «Padre Angelo» onlus (0461925751), la casa tridentina della giovane (0461234315), mentre a Rovereto operano la fondazione Famiglia materna (0464435200) e il Punto d’approdo (0464422049).

Ieri, intanto, il pubblico ministero Davide Ognibene ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere per il quarantenn­e tunisino che domenica in tarda serata ha aggredito la compagna in località Madonna Bianca. Il pm ha formalizza­to le accuse di lesioni personali gravissime e tentato omicidio nei confronti dell’uomo.

Secondo le accuse, il 40enne si sarebbe presentato a casa della donna domenica sera convincend­ola ad aprire la porta. Una volta entrato a casa l’avrebbe aggredita con un taglierino colpendola al volto e alle braccia. L’uomo avrebbe poi rotto una bottiglia per ferire la donna con i cocci di vetro. Fuggito all’arrivo dei vicini, l’uomo è stato bloccato dagli agenti di polizia verso le 8 di lunedì mattina.

 La responsabi­le La denuncia non è sempre la soluzione migliore, per questo valutiamo ogni caso

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