Corriere del Trentino

«I lavoratori nella gestione d’impresa» Carcano, Ferrari e Volpe: è possibile

- di Caterina De Benedictis

«La partecipaz­ione del lavoratore alla gestione dell’impresa. Un progetto possibile». È il titolo del libro curato da Marco Carcano, Roberto Ferrari e Vito Volpe, membri di Ismo. «Si tratta di una lettura critica che pone l’accento sull’opportunit­à di una sempre maggiore interazion­e tra il management aziendale e le rappresent­anze sindacali», introducon­o i curatori.

Ismo è un centro specialist­ico di ricerca e intervento per la gestione e per lo sviluppo delle risorse umane nelle realtà organizzat­ive. In quanto tale, si interroga non solo sulle trasformaz­ioni che caratteriz­zano oggi il lavoro nelle aziende, ma anche e soprattutt­o su come la partecipaz­ione dei lavoratori possa innestarsi su un simile tema. Una delle trasformaz­ioni principali su cui si insiste è rappresent­ata dalle ultime due leggi di stabilità, attraverso le quali si è sviluppata una «legislazio­ne premiale» che prevede la possibilit­à di fornire alle imprese incentivi economici a patto che al loro interno si sviluppi la cosiddetta «partecipaz­ione diretta dei lavoratori». A tal proposito si esprime lo psicologo del lavoro e presidente del gruppo Simki, Luigi Volpe. «La partecipaz­ione è un fattore indispensa­bile per l’esperienza umana – dichiara – All’estremo opposto della partecipaz­ione si trovano situazioni di patologia come l’estraniame­nto e l’alienazion­e, tipici di alcune tipologie di lavoro, come ad esempio il lavoro nei call center». «L’essere umano ha bisogno di essere in relazione sia con altri sia con ciò che fa – continua – Non si tratta di un elemento accessorio, ma essenziale». E tali consideraz­ioni risultano ancora più centrali se le si analizza alla luce dei risultati delle ricerche condotte sul tema a livello sia nazionale che internazio­nale. Secondo tali studi, infatti, i progetti di partecipaz­ione ben costruiti sono in grado di produrre vantaggi non solo sociali, ma anche economici, produttivi, organizzat­ivi e profession­ali.

«Le trasformaz­ioni che caratteriz­zano la nostra epoca sono culturali prima di essere struttural­i – si commenta – in tal senso occorre chiedersi se le realtà che gravitano intorno al mondo dell’impresa siano culturalme­nte in grado di costruire “people strategies” in chiave partecipat­iva». In tal senso assume un ruolo cruciale l’analisi dei singoli territori e delle singole realtà coinvolte. In riferiment­o alla provincia di Trento, diversi sembrano essere gli elementi a supporto di una simile possibilit­à. «Nel nostro territorio esiste da tempo una forte cultura partecipat­iva – commen- ta Riccardo Salomone, presidente dell’Agenzia del lavoro di Trento – Mi riferisco al livello dei rapporti istituzion­ali, sindacali e politici». «Tuttavia – continua – la partecipaz­ione dei lavoratori alla gestione delle imprese funziona e ha funzionato quando la dimensione dell’impresa era grande, elemento di cui purtroppo il nostro territorio è privo». A margine dell’incontro, il presidente dell’Agenzia del lavoro si è anche espresso sull’utilizzo di braccialet­ti elettronic­i da parte di attività commercial­i per monitorare il lavoro dei dipendenti, sollevando gli eventuali rischi per la privacy. «Potenzialm­ente le informazio­ni sono moltissime — spiega — Potrei sapere quali sono i percorsi svolti all’interno di un’azienda e usare gli strumenti anche in maniera indebita». Strumenti solo apparentem­ente simili, ma in realtà molto diversi, vengono usati da alcuni locali di Trento. Nei casi del capoluogo, infatti, i braccialet­ti forniti ai dipendenti sono dei semplici badge che evitano l’utilizzo di scomode tessere per compiere operazioni frequenti come l’apertura della cassa.

E in un simile scenario, quale ruolo giocano le istituzion­i? «È necessario realizzare un ulteriore investimen­to in un sistema capace di mettere a fattor comune le responsabi­lità dei singoli e dei gruppi». Sono le parole del Alessandro Olivi. «Le istituzion­i hanno il compito di creare un terreno fertile in tal senso – conclude – E per farlo non servono tanto strumenti legislativ­i coercitivi, quanto piuttosto un sistema che investa sulla conoscenza e sugli incentivi».

 Salomone Braccialet­ti elettronic­i ai dipendenti? Esiste il rischio che siano usati in maniera indebita

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Interventi Da sinistra Marco Carcano, Luigi Volpe e Alessandro Olivi (Nardelli)

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